Il richiamo del futuro: qual è il mio scopo nella vita?

Jodorowsky racconta: “Nel 1972, durante le riprese del mio film La montagna Sacra, ho capito per la prima volta l’importanza del futuro per la nostra salute fisica e psichica”. Dopo una cocente delusione professionale Jodorowsky iniziò a sprofondare in uno stato di inquietudine angosciante che lo faceva “sudare durante il sonno”. “ogni notte inzuppavo almeno sette magliette. Nessuna pillola prescritta dai medici che avevo consultato era riuscita a porre fine a quel fenomeno”. Gli parlarono di un saggio cinese, residente a New York, che oltre ad essere un famoso insegnante di tai-chi-chuan e dell’arte della calligrafia, visitava gratuitamente nel suo laboratorio una volta a settimana i malati del suo quartiere. “Il suo nome era Cheng Man-Ch’ing e io andai a trovarlo. Mi guardò come se mi conoscesse da tempo, mi tastò il polso e mi chiese quale fosse il mio problema. “Di notte sudo ininterrottamente”, gli dissi. Fissò gli occhi nei miei e pronunciò una domanda inattesa: “Qual è il tuo scopo nella vita?”. La frase mi turbò. E con mancanza di rispetto di cui mi pentii subito, risposi: “ Sono venuto qui perché mi dia una cura per il sudore, non per parlare di filosofia”. Con calma rispose: “Se non hai uno scopo nella vita non ti posso curare”. (…) “Il messaggio silenzioso che mi aveva comunicato (…) mi aveva fatto capire che l’uomo non può realizzarsi se la sua è solo una meta personale, egoista. Interpretai la richiesta di conoscere il mio scopo nella vita per curare un malessere apparentemente banale, come un invito a liberarmi degli interessi personali e sostituirli con una meta che contenesse non solo la razza umana, ma tutte le creature coscienti dell’universo. Per lui non esistevano malattie esclusivamente fisiche, la radice del male si annidava in una coscienza ammantata dall’intelletto.”.

Per perseguire qualsiasi obiettivo, anche banale e minimo, è indispensabile – pena il fallimento – dare prioritariamente una risposta il più chiara possibile alla domanda: “Qual è il mio scopo nella vita? Dove sto andando? Se potessi definire in due parole il futuro che desidero, che cosa direi?”. All’inizio non preoccupatevi di sapere se il vostro obiettivo è abbastanza elevato o sublime. Ciò che conta è che vi sentiate profondamente in sintonia con la frase che lo riassume.

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Alcune persone faticano a sintetizzare le proprie aspirazioni; molte volte invece accade che tutto ciò che consideriamo un scopo nella nostra vita sembri non realizzarsi mai: secondo Jodorowsky il nostro scopo nella vita è proprio tutto quello a cui l’albero genealogico si oppone e/o tutto quello che non è stato in grado di realizzare e/o tutto quello che ci impedisce di fare.  Che fortuna eh?? Ciononostante, formulare un desiderio per il nostro futuro è il segno di un’aspirazione profondamente creativa a introdurre, nella nostra vita e dunque nella nostra stirpe, azioni e informazioni nuove. Proprio attraverso la nostra realizzazione personale l’albero riesce a evolversi. E gli ostacoli che ci vengono presentati dall’albero, una volta che li abbiamo superati, diventano il nostro cammino iniziatico, una vittoria sull’inerzia (Metagenalogia, Jodorowsky, 2011).

La questione è un po’ più complessa, ma non farebbe male se cercassimo di rispondere alle domande succitate, se ci sedessimo un attimo ad occhi chiusi e ci immaginassimo tra 10 anni, tra 20, tra 30, fino al punto di morte, per individuare uno scopo, una meta. E da lì partire per far progredire la nostra Coscienza.

Buon viaggio e buon cammino, ovunque stiate andando!

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