Chicken little: cartoni educativi contro il bullismo e sull’autostima

Un anno scolastico è terminato e, come sempre, presso lo Sportello d’ascolto ho avuto a che fare con ragazzi vittime di bullismo, non necessariamente fisico, quanto piuttosto verbale e psicologico (e, recentemente, anche il cyberbullismo), e tutti gli anni non manca mai un evento di cronaca legato tragicamente a questo fenomeno (suicidi, ecc.) che porta al proliferare di iniziative e progetti doverosi ma di dubbia efficacia.

bullismo

Ho sempre pensato che il bullismo in ambito scolastico sia un fenomeno deprecabile ma quasi inevitabile o, perlomeno, che sia difficilissimo fare interventi efficaci in classe quando le dinamiche disfunzionali sono già delineate e “cronicizzare”: il bullo (o i bulli da una parte), la vittima dall’altra, e a margine il pubblico. Ovviamente non è da considerarsi un fenomeno “normale”, innocuo, parte inevitabile della crescita dei giovani, ma fare azioni per contrastarlo è complesso e può addirittura portare a risultati controproducenti: molto banalmente, ad esempio, difendere la “vittima” in classe, anche in modo indiretto, per il semplice fatto che si affronta l’argomento del bullismo con un progetto ad hoc, o convocarne i genitori, significa implicitamente evidenziare ancora di più il suo ruolo debole, bisognoso di un aiuto esterno, significa porlo sotto la luce di un riflettore quando in realtà lui/lei vorrebbero probabilmente solo diventare invisibili.

Inutili le razionalizzazioni e i paternalismi perché i bambini non sono in grado di razionalizzare su questi temi (stiamo ovviamente generalizzando!) e i ragazzi più grandi faticano, perché il bullismo non è un qualcosa di razionale, bensì affonda le radici nell’insicurezza emotiva (del bullo oltre che della vittima) e quindi sarebbe necessario fare programmi di alfabetizzazione emotiva e di gestione delle relazioni interpersonali sin dalla più tenera età.

L’optimum, secondo la mia modesta opinione – sempre nella famigerata “Scuola che vorrei” –  sarebbe una prevenzione a tappeto a partire dalla Scuola dell’Infanzia per insegnare ai bambini il rispetto degli altri e, prima ancora, il rispetto di sé. Va sviluppata la fiducia in se stessi, cosa non semplice ma essenziale. Bisogna lavorare con i bulli, con le vittime e il resto dei compagni, complici più o meno colpevoli, perché i loro vissuti non sono poi così differenti.

L’argomento è articolato e per non tediarvi ho pensato a come, genitori ma anche insegnanti, possono affrontare questo tema con i bambini in modo indiretto (una sorta di <<spinta gentile>>), che faccia riflettere sul fenomeno, che coinvolga tutta la classe, bulli, vittime e spettatori (che hanno peraltro un ruolo molto rilevante!): mi sono venuti in mente i cartoni animati, che sono il pane quotidiano dei bambini.

Come può aiutarci la Disney? Che ruolo può giocare inconsapevolmente in tutto questo? Ebbene, anche nel mondo fatato di Disney ci sono un sacco di bulli e vittime.

Eccone alcuni esempi:

Sid Phillps  di Toy Story (1995) è un ragazzino crudele che si diverte a torturare giocattoli; indossa una maglia nera con l’immagine di un teschio umano. È un ‘misterioso’ vicino di casa di Andy, il bambino protagonista.

Lotso, quello che sembra un tenero orsacchiotto rosa che profuma di fragola ma che si comporta da padrone indiscusso dei giocattoli dell’asilo, governando in modo dispotico e tirannico in Toy Story 3 (2010).

Le sorellastre di Cenerentola (1950) .. più bulle di così!

Tutta la storia de La Bella e la Bestia (1991) può essere letta attraverso la lente del “fenomeno-bullismo”: la rabbia asociale della bestia, l’arroganza di Gaston il cacciatore.. Il segreto, ovviamente, sta nel far riflettere i bambini sul ‘perché’ nascono determinati comportamenti, nel far cogliere differenze, nel far loro domande, nel farli immedesimare nelle vittime, nei bulli e negli spettatori (“Tu cosa avresti fatto?”, “Come ti comporteresti se..?”, “E’ giusto o sbagliato?”). Bisogna dare un nome alle emozioni, consentire una progressiva capacità di intelligere le motivazioni, i comportamenti, ecc.

I cittadini e Frollo de Il gobbo di Notre Dame (1996) contrapposti alla sensibilità e dolcezza di Esmeralda, che ribalta i pregiudizi nei confronti degli zingari, da sempre vittime di discriminazione (come peraltro avviene nel cartone) e sicuramente non considerati dai più esempi di virtù.

In linea con il precedente, si può analizzare Dumbo (1941), preso in giro da tutti, persone ed elefanti, per la sua diversità ma che alla fine si vendicherà dei suoi aguzzini facendo leva sulle proprie risorse e abilità e il riscatto da una vita di derisione coinciderà con un vero momento di trionfo.

Ce ne sono altri, ma lascio a voi la scoperta e per ultimo, last but non least, parliamo del simpaticissimo polletto Chicken Little (2005), anche lui schernito dai cittadini e dagli amici per la sua diversità e per il fatto che sostiene che a breve “cadrà un pezzo di cielo” e che quindi tutti devono mettersi al sicuro. Chicken Little è una delle vittime designate, la vita non l’ha reso fortunato (è orfano di madre), piccolo, un po’ sbadato e negato per giocare a baseball (tra l’altro questa cosa delude molto il padre che lo considera un fallito). Per fortuna Chicken Little ha amici sinceri, bislacchi ma fedeli, e questo è un punto rilevante da tenere in considerazione, così come il fatto di aver sempre creduto in se stesso. Per un lavoro sull’autostima questo cartone va benissimo (come peraltro è ottimo Kung Fu Panda).  ll lieto fine, dopo alterne vicende, fortunatamente c’è. La situazione si chiarisce (= Chicken Little non è matto), il rapporto con il padre si recupera e dopo l’uscita di un film che, esageratamente, lo ritrae come un vero eroe, Chicken Little verrà addirittura acclamato dai cittadini e la sua vita sarà di nuovo felice.

UN PICCOLO ERRORE 

Si tratta solo di uno sbaglio
ma poi chi è che non ne fa ?
non voglio essere un bersaglio
e questa situazione non mi va
è stata colpa di una svista
se sono scivolato giù
ma per tornare in pista
io devo ritirarmi su

che vuoi che sia ?
che vuoi che sia ?
può capitare di sbagliare
non mica colpa mia

sono finito spesso contromano
magari non ho rispettato qualche stop
ho perso un po’ l’orientamento
non si può viaggiare sempre al top
per fare a meno di sbandare
è meglio fare l’autostop

che vuoi che sia ?
che vuoi che sia ?
può capitare di sbagliare
non mica colpa mia

con tanta buona volontà
dimostrerò alla città
che sono in grado di volare se mi va
non rideranno più di me
e forse capiranno che ognuno vale
anche se non ce la fa

è stata colpa di una svista
se sono scivolato giù
ma per tornare in pista
io devo ritirarmi su

che vuoi che sia ?
che vuoi che sia ?
si può cambiare e migliorare
non ci vuole tanto

che vuoi che sia ?
che vuoi che sia ?
può capitare di sbagliare
non mica colpa mia.

Fonte info sui cartoni: www.wikipedia.it

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