Jodorowsky a Bardonecchia… settembre 2013 .. Io c’ero!

Ho pensato che potrei inaugurare una sezione, “Provato per voi“, per raccontarvi le mie esperienze e gli incontri con quelli che sono stati i piccoli e i grandi maestri/mentori/ispiratori che mi hanno accompagnato e formato in questi ultimi anni, come persona e come professionista. In realtà, tutto ciò che finora ho sperimentato (corsi, laboratori, massaggi, ecc.) l’ho fatto innanzitutto per me, per capire meglio, per seguire l’ispirazione del momento e dare corpo alle letture che mi hanno attratta.

Non potevo esimermi, ad esempio, dall’andare a conoscere di persona Alejandro Jodorowsky, che è sempre più difficile incontrare (data l’età non proprio acerba). Ogni seminario in Italia è gettonatissimo perché molte persone, anime in pena, ma anche studiosi (tra i quali molti colleghi dell’ambito psicologico/psichiatrico) e semplici curiosi, non vogliono perdere la preziosa occasione.

Se qualcuno, pochi anni fa, mi avesse parlato di uno “psicomago” mi sarei messa a ridere, forse indignata, sentendomi in dovere di difendere la mia categoria professionale dall’intrusione di “vari ed eventuali” sedicenti guaritori, da tutto ciò che si professa terapeutico ma non ha l’approvazione accademica, da tutti coloro che non sono possesso di una Laurea ad hoc… poi un’amica a me molto cara, peraltro molto giovane, mi ha raccontato di essere guarita da una forma di cecità progressiva di fronte alla quale la cosiddetta medicina tradizionale aveva gettato la spugna. Come aveva fatto?? Aveva “semplicemente” messo in pratica un atto psicomagico prescrittole da Jodorowsky. Non so ancora adesso se il suddetto atto funzionò come un effetto placebo, una suggestione dall’effetto taumaturgico, ma sono dell’idea che ciò che importa veramente è la sua guarigione, e quindi mi sono sentita quasi in dovere di approfondire, di leggere i libri di questo bizzarro personaggio, scoprendo una grande profondità di pensiero sostenuta da basi psicologiche consolidate. L’approccio alla malattia di Jodorowsky è sicuramente poco ortodosso, con i suoi rimandi costanti a sciamanesimo, magia, rituali magici & C., lui si propone sempre in modo eccentrico e provocatorio ed è semplice – semplicistico – per i puristi della Psicologia prenderne le distanze bollandolo come un buffone, o un ciarlatano, ma è sufficiente leggere i suoi libri per trovare diversi punti in comune con scuole di pensiero psicologiche più accreditate in ambito accademico (costellazioni familiari di Hellinger, micropsicoanalisi, ecc.) ed inoltre, nel tempo, ho conosciuto più persone che hanno ottenuto benefici notevoli in termini  psico-fisici grazie alla psicogenealogia e diversi colleghi che, come me, hanno deciso di “toccare con mano” la materia, prima di giudicare.

Lo stage intensivo a Bardonecchia sulla Metagenealogia è stata un’Esperienza e mi sembra un po’ di non renderle giustizia, cercando di descriverla a parole, di toglierle parte della “spiritualità” e della magia che i partecipanti hanno vissuto. Temo di suscitare ilarità e di sembrare ridicola. Penso tuttavia che il racconto possa agevolare la comprensione di qualcosa che semplice non è, e come tutte le cose che non si conoscono potrebbe spaventare ed essere respinto.

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Domenica mattina. La palestra è poco riscaldata, il microfono funziona poco, ma tutti i presenti sono molto attenti, concentrati e nessuno si alza mai per chiedere una pausa.. Non esistono più fumatori incalliti, stomaci che brontolano, vesciche deboli.. Non suonano cellulari.. Straordinario! Ho visto pochi oratori raggiungere lo stello livello di coinvolgimento del pubblico. L’energia di questo ottantenne è tale, la sua arte comunicativa è tale che si riesce a comprendere ciò che dice anche senza l’ausilio del traduttore. Il lavoro prosegue serrato sia al mattino che al pomeriggio e la stanchezza non si sente. Il pubblico è molto vario e variopinto, per età, provenienza geografica e cultura. Come ho anticipato, ci sono molte persone sicuramente perse nel labirinto di qualche sofferenza interiore, che stanno cercando una strada, una via di fuga, ma anche persone che semplicemente vogliono provare un’esperienza che, si intuisce, non sarà ordinaria e quindi porterà sicuramente dei cambiamenti, nuove conoscenze o nuove consapevolezze.

Jodorowsky  comincia subito con un esercizio per “creare una coscienza collettiva”: una meditazione guidata di gruppo, ognuno legato mano nella mano ai propri vicini: Ammetto che, inizialmente, questa cosa mi è sembrata imbarazzante quanto lo potrebbe essere il coinvolgimento coatto nel trenino a Capodanno nei villaggi turistici. Il disagio però è durato poco. Tutti hanno intuito che stava cambiando l’energia e che, comunque sarebbero andate le cose le cose, la giornata sarebbe stata emozionante e probabilmente unica e irripetibile. Qualcuno avrà pensato: ormai ho pagato e quindi mi metto in gioco, o la va o la spacca..

Alziamo la voce gradatamente, fino al limite, si crea una sorta di ondeggiamento collettivo che continua finchè Jodorowsky non si ritiene soddisfatto dell’armonia raggiunta.

Iniziano i compiti. Chi pensava di prendere appunti deve necessariamente riporre taccuino e penna e lasciarsi coinvolgere. Nessuno in panchina né tanto meno a far da tappezzeria. L’interazione con il pubblico è costante, anche se Jodorowsky si limita a dare input collettivi e non prescrive alcun atto psicomagico singolarmente né si rivolge ai singoli. Non è possibile analizzare l’albero genealogico di ciascun presente, ma Jodorowsky offre spunti per comprendere come, in maniera differente, ogni passato famigliare, storico, sociale o semplicemente educativo possano aver influenzato in maniera determinante la nostra identità attuale, fino al punto da indurci a credere in pensieri non nostri e a provare emozioni (sofferenze, traumi) che non ci appartengono. Gli esercizi sono mirati ad una presa di consapevolezza di questo concetto e ad una rinascita catartica, senza colpevolizzazioni né sensi di colpa. Per me non si tratta di concetti del tutto nuovi, ma comprendo come per qualcuno possa essere rassicurante sentirsi dire che “non è  sbagliato” se la vita non gli sorride e soprattutto che può prendere in mano, per la prima volta il proprio destino.

Jodorowsky chiede a tutti i presenti di individuare uno sconosciuto in sala e di raccontargli la propria intera vita in dieci minuti. L’esperimento verrà poi ripreso in cinque minuti e in un minuto. Alla fine delle sedute chi ha il ruolo di ascoltatore pronuncia la frase: “Ti comprendo, ti capisco e ti benedico.” Segue abbraccio. Come uno scultore parte dal blocco grezzo di marmo per arrivare all’opera compiuta togliendo via via il superfluo con martello e scalpello, ciascuno è invitato inconsapevolmente ad arrivare ad individuare il proprio Problema principale, eliminando ogni fronzolo o infiorettatura inutile per arrivare all’essenziale, al diamante nella roccia, al nocciolo della questione: chi siamo, da dove veniamo, dove vogliamo andare. Non è mica semplice!!

In breve la stanza si trasforma in un grosso confessionale con sconosciuti che si abbracciano spesso in lacrime.

Dopo quest’esercizio viene una seconda parte. Jodorowsky ritiene così centrale il concetto dei legami familiari che lo usa come centro dell’esercizio spirituale più importante della giornata, la rinascita.

In quest’atto di psicomagia la persona individua due sconosciuti. Associa a questi, con una formula, il ruolo di padre e di madre. Successivamente il figlio “uccide” simbolicamente i due genitori (da non dimenticare l’influenza dello sciamanesimo su Jodorowsky!), facendoli sdraiare per terra, ed ha il potere di dire loro ciò che desidera, che non ha mai avuto il coraggio di dire, anche eventualmente di insultarli, accusandoli senza pietà di tutto quello che gli hanno causato. Molti piangono nuovamente, come era prevedibile, e nel brusio sommesso tuona un “Muori!”, probabilmente udibile già fuori dalla palestra, di qualcuno che deve essere decisamente arrabbiato.

Al termine di questa fase, il figlio “restituisce la vita” ai genitori, facendoli rialzare, dicendo loro quali dovranno essere le loro aspettative su di lui d’ora in poi. Aiutando il figlio ad alzarsi i genitori ne favoriscono a loro volta la rinascita e la convalidano.

Durante quest’esercizio appare a tutti evidente che le miserie che le persone si rinfacciano in famiglia sono comuni a tutti (è inutile pertanto sentirsi come Calimero o, peggio, invidiare chi apparentemente ha/ostenta sicurezze maggiori). Nelle storie di Vita degli altri si intuisce sempre, se si ha un orecchio attento, il germe delle nostre.

Jodorowsky riassume l’esperienza fra applausi scroscianti: “Cinque anni di psicanalisi in venti minuti!”. Per quanto io possa prendere le distanze da questa affermazione posso dire che un esercizio simile non lascia indifferente chi lo mette in atto.

Alejandro_Jodorowsky

Al pubblico concentrato Jodorowsky spiega un altro concetto fondante della psicomagia, ossia cercare di ridere delle proprie disgrazie. Per dare il buon esempio urla cose come “sono malato!” “vorrei morire!” “sono rovinato!” e fa seguire una fragorosa risata. Credo molto nell’auto-ironia, che è scientificamente dimostrato essere un indice prognostico favorevole nella strada per la guarigione dalle sofferenze del corpo e della mente, quindi questa parte mi piace molto. Ci ritornerò con alcuni post…

In generale, ogni nuovo esercizio ha il fine di aiutarci a liberarci dalle maschere quotidiane e a sperimentare nuovi ruoli in un contesto “protetto”, libero da inutili vergogne e pudori, anche perché comunque tutti sanno che probabilmente nessuno di noi si ritroverà più sulla stessa strada.

Riassumendo dunque le mie impressioni: quello con Jodorowsky è uno stage ma inizialmente l’atmosfera è così particolare che non si capisce se sta per iniziare uno spettacolo teatrale, un seminario o qualcosa di ancora diverso. La terapia panica” richiede ai presenti partecipazione e adesione senza mezzi termini, senza remore, a un mondo di simboli, reticenze, quesiti, folklore, psicologia, teatro. Jodorowsky è carismatico, non ci sono dubbi, ma mai ho avuto l’impressione che volesse vestire i panni del mago depositario di saperi inaccessibili ai più, ha decisamente un atteggiamento umile e gentile, come un buon vecchio saggio. E nella sua peculiarità ed intensità, l’esperienza che propone porta sicuramente cambiamenti, perché rompe schemi di pensiero consolidati, fa provare emozioni nuove.

Sono le 19.00 e il tempo finalmente ricomincia ad acquisire il significato abituale. Autografi, saluti e abbracci. Ognuno torna alla propria routine, cercando di far durare il più possibile l’alone di magia che ci ha circondato per diverse ore.

 

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