Tabelline facili – Parte II – Le tabelline cinesi

Ho già scritto un post sulle tabelline (Il Mandala delle tabelline), ne scriverò un altro, non perché io sia particolarmente amante della matematica, anzi… Forse proprio il rigetto per la materia mi ha spinto ad orientarmi verso un Liceo ed una Facoltà con pochi esami a taglio scientifico. Impegnandomi avevo anche bei voti, ma proprio la matematica non mi piaceva, non ne comprendevo l’utilità. Le mie scelte non sono state quindi dettate solo da passione, frutto di un lavoro di serio orientamento – come invece dovrebbe essere – quanto piuttosto il tentativo di fuga da un qualcosa che percepivo come faticoso ed a tratti ostile.

Penso che molti, leggendo, si saranno riconosciuti in queste considerazioni e la cosa non mi fa piacere: quante energie sprecate! Non rinnego la mia scelta professionale, anzi, però non è auspicabile che, consciamente o inconsciamente, alcune Facoltà vengano precluse a priori come è accaduto a me. Io spero un giorno esista una scuola dove la matematica non farà più paura e auspico che una prima rivoluzione didattica possa partire proprio da questa materia, così che i nostri figli possano fare vere scelte di vita e che non si precludano alcuno sbocco professionale.

Ormai è scientificamente dimostrato che non esiste un unico modo per insegnare la matematica e, di conseguenza, dovremmo accettare l’idea che la didattica tradizionale delle nostre scuole potrebbe non essere la migliore in circolazione.

Il discorso sulle tabelline è per me un pretesto per introdurre il tema dello sviluppo dell’intelligenza logico-matematica, perché offrono un esempio concreto del fatto che nel Mondo ci sono Tecniche Educative differenti molto interessanti, da tenere in considerazione in ottica di didattica multiculturale, e perché si prestano bene a far comprendere come anche un un boccone generalmente percepito come amaro da digerire possa essere trasformato in qualcosa di più semplice e addirittura divertente (in linea con il principio dell’imparare divertendosi).

Studi transculturali dimostrano che i bambini cinesi, ad esempio, imparano la matematica in modo completamente differente dai bambini italiani ed ottengono risultati superiori. Possiamo imparare qualcosa dal metodo cinese??

Una differenza tra il metodo tradizionale didattico della matematica e quello utilizzato nei Paesi asiatici è proprio relativo alle tabelline.

Mettiamo graficamente a confronto le due tabelline e forse capirete meglio. Quella alla vostra sinistra è la Tavola Pitagorica che quando andavo a scuola si trovava in fondo ai quaderni Pigna. Quella a destra è la tabellina triangolare cinese.

2 tabelline

Osservate la tabellina cinese:

  • vi è un notevole risparmio di energia nella memorizzazione, attraverso l’eliminazione di tutte le ridondanze che caratterizzano la nostra tavola pitagorica, alleggerendola proprio nelle tabelline considerate spesso più ostiche;
  • si sfrutta la naturale propensione dei bambini all’utilizzo della proprietà commutativa;
  • si introduce e sfrutta proficuamente il concetto di elemento neutro e di elemento assorbente.

Mi spiego meglio: la nostra Tavola Pitagorica contempla le moltiplicazioni fino a 12×12 ed appare evidente che è “ridondante”. Nella tabellina cinese, al contrario, non ci sono nemmeno le tabelline dell’1 e dello 0: è dato per assodato, scontato, un “fatto numerico”, cioè che ogni numero moltiplicato per 1 resta uguale a se stesso, mentre ogni numero moltiplicato per 0 è uguale a 0.

In secondo luogo, per la proprietà commutativa, i bambini cinesi imparano subito che 3×5 = 5×3, le moltiplicazioni si equivalgono, e pertanto non lo studiano 2 volte come se fosse una cosa differente. La tabellina del 5 inizia da 5×5, perché il risultato non rientra nelle tabelline precedenti. Il carico mnemonico passa da 81 a 36 dati!!!

Domandiamoci: lo scopo dell’imparare le tabelline è la velocizzazione del calcolo oppure è un esercizio di mera recitazione mnemonica?? Nel primo caso ritengo che, qualora esistano metodi per facilitarne l’apprendimento, vadano utilizzati, sia in ambito di didattica “normale” sia, a maggior ragione, in ambito di didattica “speciale”, ossia quando ci sono bambini con difficoltà.

Resto dell’idea che si debba inserire un pizzico di magia nell’apprendimento delle tabelline e della matematica in generale, una canzoncina, un po’ di colore, ma nel frattempo si può tentare almeno un “melting pot matematico”??

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