Homeschooling – La scuola a casa

I genitori sono assenti, non seguono i figli, usano TV e videogiochi come baby sitter: questi gli stereotipi più diffusi sul ruolo del genitore, davvero il mestiere più difficile che esista. Il più bello e il più estenuante. Purtroppo è vero che molti genitori, figli della società e della cultura odierne, preferiscono delegare il più possibile l’educazione dei figli e trovano faticoso, un peso di cui disfarsi, il fatto di dover trascorrere del tempo con loro.

Ci sono poi genitori che lavorano troppo, per obbligo o per scelta, e non riescono a dedicarsi come vorrebbero ai figli. Molti compensano l’assenza affettiva e i sensi di colpa con i regali materiali.

Astenendomi dal dare giudizi in merito, vorrei solo farvi conoscere una realtà ben diversa, che in Italia non è molto conosciuta, è una condizione di “nicchia” ma in costante crescita, frutto di una scelta da parte di alcuni genitori che appare molto forte, controcorrente, e non esente da feroci critiche: fare scuola a casa, diventare insegnanti dei propri figli.

Troverete nei miei post sull’apprendimento molti link a blog dedicati all’homeschooling perché svariate volte, navigando alla ricerca di materiale didattico stimolante per mia figlia, oppure di spunti di riflessione sulla didattica e/o l’intelligenza, la Rete mi ha letteralmente fatta approdare su questi siti, ho scoperto di essere stata finora una “mamma homeschool” inconsapevole e ho trovato questo mondo così interessante, una miniera di preziosi consigli, che ho deciso di parlarvene.

Prima di tutto, mi sono documentata. Definiamo bene l’homeschooling.

HomeSchooling

Homeschoolingeducazione parentalehome educationscuola familiare  definiscono una situazione in cui un genitore si prende la responsabilità di educare i propri figli a casa e informa annualmente il Dirigente Scolastico della propria zona di residenza in merito alla scelta fatta.

Se ci fermiamo un attimo a riflettere, la soluzione non è così inconcepibile e “lontana”, perché un tempo l’educazione si svolgeva spesso in casa, con l’aiuto di precettori privati, ma era esclusivo appannaggio delle famiglie benestanti e di una certa classe sociale: oggi, molto semplicemente, l’homeschooling, inteso come alternativa all’istruzione formale (pubblica o privata), rende l’educazione entro le mura domestiche alla portata di tutti, praticabile a qualunque livello sociale.

Il principio fondante ed imprescindibile è che la famiglia è  al centro dell’educazione: il genitore non delega alla scuola il compito di educare. Tutto questo avviene tra le mura domestiche ma anche in qualsiasi altro luogo in cui la famiglia decida di essere “protagonista attiva” dell’apprendimento (musei, parchi, palestre, ma anche il supermercato o la banca…!). Questo è già un punto interessante, non trovate? Il Mondo intero che diventa “scuola”.

Ogni famiglia decide come affrontare l’impegno: alcune famiglie si organizzano da sole, altre fanno rete e condividono alcune attività in gruppo, altre ancora si avvalgono di un tutor (soprattutto per materie specifiche); alcune creano un curriculum personalizzato, altre seguono un programma più o meno in linea con quello ministeriale.

Le realtà, come avviene per le scuole tradizionali, possono quindi differire entro certi limiti. Mi avvalgo delle parole (che a onor del vero risalgono a qualche tempo fa) di una mamma, Sybille del blog Buntglas, che in Italia ha rappresentato una felice esperienza nel campo: “Ci sono tanti modi e metodi per fare homeschooling, tanti come ci sono le famiglie e i bambini che lo fanno, e il metodo è probabilmente collegato anche all’età dei bambini, l’ambiente e le opportunità, e la personalità e le esperienze educative dei genitori. Alcuni fanno ‘scuola’ con un calendario e orario fisso, con compiti, test, pagelle, secondo un piano specifico di apprendimento, che va spesso anche oltre quello della scuola pubblica. Altri vivono liberamente la giornata come viene lasciando che le cose vengano da sé: nello stesso modo naturale in cui i bambini imparano a parlare e a camminare, imparano a leggere e a contare, a scoprire la natura e le leggi della fisica. Altri fanno come noi: agli interessi attuali del bambino viene dato sufficiente spazio e il sostegno possibile, pur cercando di offrire delle unità di insegnamento più specifiche e preparate, sollevando nuovi interessi e stimoli, mantenendo i requisiti minimi del piano di studi della scuola pubblica. Ciò garantisce da un lato il rispetto e l’accettazione di particolari talenti personali e la volontà di imparare certi contenuti, dall’altro si è a posto anche dal punto di vista giuridico (programma) e se per qualsiasi motivo il bambino dovesse essere inserito a scuola (ad esempio per sua volontà), non ci sarebbero lacune troppo grandi nell’apprendimento delle materie”.

Non essendoci rigidi programmi, si possono sfruttare materiali didattici di ispirazione differente (Montessori, Steiner, Charlotte Mason, ecc.) e mescolarli dando origine ad una proposta molto articolata! Anche questa è una possibilità improponibile a scuola ma affascinante, innovativa, stimolante!!

Queste le parole di John Holt, il ‘padre’ dell’homeschooling, tratte dal suo libro ‘Teach Your Own’: “I genitori che desiderano istruire personalmente i propri bambini dovrebbero: innanzitutto, amare la loro compagnia, la loro presenza fisica, la loro energia, le loro sciocchezze, la loro passione. Devono apprezzarne la conversazione e le domande, ed essere felici nel cercare una risposta. Devono considerare i propri figli come degli amici, degli amici molto cari. Sentirsi felici quando li hanno vicini e sentirne la mancanza quando non ci sono. Devono avere fiducia in loro in quanto persone, rispettare la loro fragile dignità, trattarli con gentilezza, prenderli sul serio. Devono sentire nel proprio cuore lo stupore dei propri figli, la loro curiosità, il loro entusiasmo di fronte al mondo. E devono avere abbastanza fiducia in se stessi (…) I bambini non hanno bisogno, non vogliono, non possono sopportare sei ore di lezione al giorno. In questo senso, quindi, l’homeschooling diventa un felice mix tra scuola formale e scuola informale: insegna ai bambini cose concrete (matematica, storia, geografia, biologia, anatomia, fisiologia, lingue straniere, ecc…), ma lo fa attraverso l’esperienza e soprattutto la libertà’.

Leggendo, qualcuno avrà sicuramente detto “Bellissime parole, ma è più facile a dirsi che a farsi!”. È proprio vero!!! Concordo! Non è scontato essere sempre disponibili, attenti, presenti, consapevoli e soprattutto felici in compagnia dei figli. Questa scelta comporta grande pazienza, grandi responsabilità e impegno, ma la peculiarità che si respira navigando nei blog dedicati a questa scelta, è che l’apprendimento è sempre connesso con il divertimento: si avverte in questi genitori la passione che mettono nell’insegnamento per trasmettere la gioia e il gusto di imparare. L’istruzione, intesa come opera di trasmissione di saperi e nozioni, non è lo scopo prioritario, quanto piuttosto il vivere insieme armoniosamente, lasciando che ognuno segua le proprie inclinazioni. L’insegnamento – e la cultura che da esso deriva – sono molto concreti, permanenti e ricchi di spunti, e avvengono in un clima di grande fiducia nei propri figli e nella loro naturale capacità di apprendere.

Un regalo che mi sono fatta, e che condivido con voi, è proprio l’intervista a Sybille Kramer, che ha ormai concluso l’esperienza di homeschooling con i suoi figli e che sta diventando per me un punto di riferimento con la sua saggezza ed esperienza; l’ho intervistata per capirne di più, non certo per spingere tutti a mollare il lavoro e dedicarsi anima e core all’homeschooling e nemmeno per denigrare la scuola “tradizionale” (verso la quale, come sapete, nutro comunque alcune perplessità!). Semplicemente: allarghiamo sempre più gli orizzonti.

Libri da non perdere per approfondire sono:

La Mia Mamma sta con Me

Voto medio su 5 recensioni: Sufficiente

Giochi con Me? - Libro

Il blog di questa mamma è www.lacasanellaprateria.com

L’homeschooling ovviamente non è praticabile da chiunque (molti genitori non sono abbastanza preparati o motivati e molti genitori non potrebbero dedicare le proprie giornate all’educazione scolastica dei figli dovendo lavorare a tempo pieno), ma penso sarebbe utile per tutti vagliare l’ipotesi di un homeschooling “part time” che, ci tengo a sottolineare, non si dovrebbe limitare ad un controllo dei compiti dei figli, quanto piuttosto dovrebbe essere un affiancamento quotidiano nel percorso che fanno gli insegnanti a scuola, per stimolare l’intelligenza e la creatività dei bambini sin dalla più tenera età. I nostri bambini possono frequentare le scuole tradizionali ma allo stesso tempo trascorrere con noi genitori pomeriggi – o anche solo weekend – stimolanti, pieni di attività divertenti ed allo stesso tempo educative.

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