Ancora una volta il mio sguardo si volge ad Oriente, ad un’arte non sempre semplice ma molto affascinante, l’origami, l’arte giapponese di piegare la carta che ha origini strettamente legate alla religione shintoista e ai principi del ciclo vitale e dell’accettazione della morte come parte di un tutto: la forma di carta, nella sua complessità e fragilità, è simbolo del tempio shintoista che viene ricostruito sempre uguale ogni vent’anni, e la sua bellezza non risiede nel foglio di carta. Alla morte del supporto, la forma viene ricreata e così rinasce, in un eterno ciclo vitale che il rispetto delle tradizioni mantiene vivo. (Fonte info: www.wikipedia.it).
L’origami, come altre arti giapponesi (cerimonia del te, calligrafia, ikebana, kendo) si presta molto bene ad una meditazione attiva perché crea un’astrazione dal mondo ed un’alterazione della percezione.
Mi piace in questo contesto soffermarmi sulla leggenda che vuole che piegando mille gru di origami si avverano i sogni. La gru, nello specifico, in passato veniva donata agli sposi in segno benaugurale di fedeltà.
In effetti la fattura dell’origami richiede un certo impegno e la realizzazione delle proprie aspirazioni, in questo caso, sarebbe ben meritata! E la bellezza e l’incanto che ne derivano sono già di per sé un balsamo per l’anima.
Guardate queste immagini.
Voi che ne pensate? Avete desideri da esaudire e voglia di cimentarvi?