L’arte dell’haiku

Oggi voglio farvi conoscere l’haiku, una mia relativamente recente scoperta che vi propongo come ulteriore possibilità di sviluppo del potenziale personale. Io trovo gli haiku semplicemente bellissimi. Penso posterò via via quelli che mi hanno colpita di più.

L’haiku è un componimento poetico nato in Giappone composto SOLO da tre versi per complessive 17 sillabe (chi si diletta di numerologia troverà in questa informazione pane per i suoi denti!). Regole queste inderogabili.

Inizialmente indicato con il termine ‘hokku’, e dalle origini antiche ma incerte, deve il suo nome attuale allo scrittore Giapponese Masaoka Shiki, il quale definì haiku le poesie di tre versi alla fine del XIX secolo.

L’haiku è una poesia dai toni semplici che elimina fronzoli lessicali e retorica, traendo la sua forza principalmente dalle suggestioni della natura nelle diverse stagioni. La composizione richiede una grande sintesi di pensiero e d’immagine in quanto il soggetto dell’haiku è spesso una scena rapida ed intensa che descrive la natura e ne cristallizza dei particolari nell’attimo presente. L’estrema concisione dei versi lascia spazio ad un vuoto ricco di suggestioni, come una traccia che sta al lettore completare. Bello, no??

Trovo che ci sia molta “filosofia zen” in questa poesia: la convinzione che il linguaggio è sempre inadeguato rispetto al compito di rappresentare o testimoniare la verità. Il linguaggio dovrebbe tornare ad essere puro, nudo. Non c’è neppure un titolo! L’haiku riesce ad essere tra le altre cose statico e in movimento al tempo stesso.

Facciamo un esempio:

Vecchio stagno

una rana si tuffa.

Rumore dell’acqua.

Matsuo Basho

Luna d’autunno,

marea spumeggiante

che arriva fino al cancello.

Matsuo Basho

Evocano un’immagine, ma anche un suono, uno stato d’animo: sono qualcosa di più di un’immagine e, nella loro essenzialità, sono sicuramente qualcosa di più di un insieme di sillabe su un foglio bianco. Difficilmente di fronte ad un haiku avremo una visione unanime: credo che molto dipenda dallo stato d’animo e/o dalla personalità del lettore che può “proiettare” ciò che vuole nella poesia.

Se pensate che questo genere letterario sia di nicchia, lontano dal nostro sentire, sappiate che nei licei americani e in Marocco si insegnano tutt’oggi le tecniche per scrivere haiku. Jack Kerouac fu un grande appassionato e compositore di haiku , ma ne hanno composti anche Jorge Luis Borges (I diciassette haiku) e molti esponenti del mondo della musica oltre che della letteratura: il noto cantautore siciliano Franco Battiato ha una canzone che si intitola per l’appunto Haiku e persino Ian Fleming, nel penultimo romanzo con protagonista James Bond, Si vive solo due volte, nomina alcuni esempi di haiku (seppure non puri).

Se cercate, troverete in rete alcuni siti nei quali insegnano a scrivere haiku (anche se in italiano non è semplicissimo rispettare tutte le regole). Possono essere una valida forma espressiva ma anche disciplina (laddove si cerchi la perfezione stilistica con pochi elementi) e quindi quasi una forma di meditazione (come fare l’uncinetto!). Oppure potete semplicemente leggerli per ricavarne emozioni, sensazioni, evocare ricordi: a volte una carezza, un balsamo per l’anima, a volte uno schiaffo, ma sempre qualcosa che in meno di 1 minuto vi consentirà di sentirvi vivi invece che preda di uno sconsolante automatismo quotidiano.

Fonte delle info: Wikipedia

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