La perduta arte dell’attesa… e della pazienza

L’Agenda è pronta. A passi leggeri ha preso vita ed è una bellissima sensazione quando si riesce a tradurre in qualcosa di concreto qualcosa che da tempo abitava solo i pensieri. Galleggio tra uno stato adrenalinico di soddisfazione e il timore di come andrà a finire questa avventura. In fondo noi autrici non siamo imprenditrici e ci sfuggono – forse nemmeno ci piacciono – troppe regole del marketing e della Rete. In fondo, fino, ad un anno fa, la sigla SEO per me non significava proprio nulla ed ancora oggi ne ho una vaga percezione!

Chissà se venderemo? Chissà se siamo riuscite a trasmettere le nostre idee nel modo più coerente ed efficace? Una delle più frequenti domande che mi è stata posta in questi ultimi giorni è relativa all’uscita trimestrale dell’Agenda e della Rivista. Perché una scelta così inusuale, apparentemente bizzarra e sicuramente di nicchia?

La premessa fondamentale è che sappiamo benissimo che chi è in stato di sofferenza, fisica o psichica, vorrebbe un sollievo immediato… e non è detto che non sia un obiettivo irraggiungibile, ma ciò che ci prefiggiamo con questa esperienza è di imparare – anzi, di re-imparare – l’arte dell’attesa. Se è vero che “ogni sintomo è un messaggio” è altrettanto vero che è necessario del tempo per interpretarlo. Se zittiamo il dolore con una pastiglia, esso non potrà più parlarci.

Saper aspettare, lasciar maturare conoscenze e intuizioni, sembra diventare, nel corso dei tempi, sempre più difficile. Oggi vige il “tutto e subito”, bisogna essere super-veloci e super-efficienti e la coda alle Poste diventa interminabile, una pagina che tarda ad aprirsi sul nostro PC insopportabile, il ritorno immediato al lavoro dopo una malattia o addirittura un lutto una necessità. È il nostro tempo ad essere frenetico, compulsivo, complicato. Il nostro tempo è superficiale e conformista e quindi può consentirsi di andare velocemente.

Eppure, come ben espresso in “Trasgressioni” di M. Masud Khan, raffinato psicoanalista: “Attendere fa parte della natura dell’uomo. Da tempo immemorabile l’uomo attende qualcuno, o con devozione attende a qualcuno: una divinità, un dio, una persona amata (…). Gli enigmi e i paradossi dell’attesa sono fra le creazioni più nobili della mente e dell’animo dell’uomo. Tutti coloro che hanno intrapreso grandi viaggi negoziano l’attesa (…). L’attesa è l’esperienza cruciale di chiunque cerchi di costruirsi i propri strumenti per sperimentare se stesso e gli altri. L’attesa, la lunga attesa, può essere salute e può essere malattia. Colui che attende trova. La non-attesa garantisce la non-scoperta…”.

attesa

Non si tratta di “vegetare” nell’attesa ma di imparare a “galleggiare” tra le onde della Vita.

Ogni cosa ha il suo tempo, sia che si tratti di un progetto, di un’attrazione, di un’intuizione; ogni cosa deve maturare prima di svilupparsi, di prendere forma, di liberarsi da quell’ansia e quell’impazienza che potrebbero rivelarsi deleterie.

In questa attesa ci sono lucidità, vigilanza, ascolto, flessibilità di pensiero, creatività, capacità di osservazione e auto-osservazione per non farsi trovare impreparati al momento opportuno.

Si tratta di cogliere la differenza tra un viaggio in aereo e un viaggio a piedi in una terra sconosciuta. Ovviamente, se a piedi ci sembra pericoloso, non ci piace, possiamo sempre scegliere un mezzo di trasporto che comunque, con la sua lentezza, ci garantisca di cogliere sfumature altrimenti inafferrabili. Gli strumenti che noi proponiamo per cambiare stile di vita hanno in comune il fatto di procedere un passo lento, nel senso di “leggero”, rispettoso dell’animo umano e del mondo circostante.

Siamo convinte – sognatrici ma pragmatiche! – che questo non sia semplice: è un percorso che richiede un costante lavoro su di sé, a partire dalla consapevolezza dei propri limiti ma, prima di tutto, dalla conoscenza dei propri talenti e delle proprie qualità, da coltivare e affinare. Con il corpo, la mente o l’anima, decidiamo di partire dal benessere anziché dal disagio. Partiamo dal prenderci cura delle parti sane prima di curare quelle malate. Alleniamoci a mantenere alto il nostro personale livello di benessere in modo da essere pronti ad affrontare qualsiasi futura avversità, qualsiasi offesa, fisica, psicologica o morale.

Spesso è più facile superare un ostacolo quando smettiamo di sbatterci ostinatamente la testa contro. Se ascoltiamo il nostro corpo, la malattia cessa di essere lo spauracchio da combattere ad ogni costo e ci consente di aprire un dialogo prezioso. Se impariamo a coltivare pensieri positivi e ad usare parole bene-dette, il nostro comportamento muterà, e con lui cambieranno anche le persone che ci circondano, diventando preziosi alleati e compagni di viaggio.

Le strade sono tante, il risultato è uno.

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