Come cucinare la nostra vita: Psicologia e Alimentazione

Che fatica scrivere questo post!!! Sono partita con tutte le migliori intenzioni, pensando ad una passeggiata virtuale, e invece ora sono un po’ in crisi… troppe cose da dire, troppe doverose (?) premesse, quando invece vorrei solo dare il giusto lustro al mio graditissimo ospite, Andrea Biggio del fantastico blog www.come cucinare la nostra vita.it, incitazione al cambiamento alimentare per “nutrire” la vita nelle sue molteplici sfaccettature, fisiche ma anche psicologiche e spirituali.

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Può una Psicologa improvvisatasi blogger parlare di yoga, di bagni termali e di massaggi?? E di cucina?? Ebbene sì, perché solo gli stolti possono ignorare lo stretto legame tra corpo e psiche, tra alimentazione e benessere psicofisico.

Invece di allearsi per cercare di diradare le zone d’ombra che nel XXI secolo alimentano ancora l’ignoranza generale nell’ambito della Salute e non favoriscono certo alcun tipo di guarigione, medicina e psicologia, la cura del corpo e la cura della psiche, non si integrano ma, spesso, si osteggiano. La stessa distanza è tristemente viva tra nutrizionisti e psicologi, tra fisioterapisti/osteopati, ecc. e psicologi, oppure tra trainer e nutrizionisti, tra dietologi e naturopati. Le medicine alternative non fanno eccezione in questa difesa campanilistica del proprio limitato territorio di conoscenza.

Nella migliore delle ipotesi i diversi professionisti si sopportano, ma raramente collaborano… e troppo spesso non parlano nemmeno la stessa lingua.

I primi ad accorgersi di questi limiti sono i pazienti stessi, le persone comuni, che soffrono di diversi disturbi, fisici o psichici, e vagano continuamente, in una triste diaspora, da un professionista all’altro, senza mai sentirsi soddisfatti e, spesso, non trovando soluzione. Sono derubati inconsapevolmente della propria integrità psicofisica.

Mi limito ad approfondire la situazione della mia categoria, l’unica della quale ho licenza di parola e opinione: io sono una psicologa alla quale piacerebbe, nell’esercizio professionale, un approccio più olistico con i pazienti, ma mi trovo spesso ingabbiata in una metodologia operativa con confini rigidi oltre i quali è bene non andare, pena la radiazione dall’Albo (“Lo psicologo/psicoterapeuta ha il dovere di usare solo quegli strumenti teorico-pratici per i quali ha acquisito una adeguata competenza e su cui continua a formarsi ed aggiornarsi. Egli deve essere in grado di indicarne le fonti e i riferimenti scientifici. Lo psicologo/psicoterapeuta ha altresì il dovere di riconoscere i limiti delle proprie competenze e di non suscitare nel cliente/paziente aspettative infondate” Art. 5 C.D.). Il confine tra ciò che è lecito e ciò che non è lecito non è sempre chiarissimo ed è interpretabile; la necessità di far appello ad una Verità scientifica forse è d’obbligo ma, nella pratica quotidiana, suona un po’ artificiosa, quasi un’utopia. Parlare di scientificità in ambiti squisitamente qualitativi, quando si parla di psiche, di anima, di emozioni, è una questione decisamente spinosa e controversa.

Il Codice Deontologico per regolamentare alcune professioni è cosa buona e giusta, imprescindibile, soprattutto quelle che hanno a che fare con la salute delle persone… anzi, è deprecabile l’assenza di un Codice (con relativo Albo) per altri cosiddetti professionisti del benessere a tutt’oggi non contemplati, perché questo consente abusività, “travestimenti” e sconfinamenti decisamente pericolosi! Io auspico tuttavia, nel più breve tempo possibile, una maggiore apertura mentale da parte della mia amata Psicologia, così bistrattata ma dalle potenzialità enormi, e sogno un contesto nel quale psicologi, nutrizionisti, trainer, medici, medici omeopati riescano a cooperare in maniera proficua. Sarebbe poco credibile che ogni professionista diventi un tuttologo, ma un confronto con altri professionisti è possibile e dovrebbe essere vissuto come obbligo morale.

Detto questo, ho trovato un compromesso e mi sento a posto con la coscienza nell’evitare di disquisire su argomenti sui quali non sono preparata, mi appassionano, ma per i quali non ho specifica preparazione e tanto meno attestati: nulla mi vieta tuttavia di ospitare qualcuno sul mio blog, più esperto della sottoscritta, qualcuno che stimo professionalmente, per parlare di alimentazione.

La scelta dell’esperto è stata relativamente semplice, nonostante il campo dell’alimentazione sia oggi decisamente contraddittorio e confuso: circa un paio d’anni fa ho letto un libro ed è stato amore a prima vista.

Come Cucinare la Nostra Vita

Voto medio su 4 recensioni: Da non perdere

Perché mi sono presa una cotta virtuale per Andrea Biggio e il suo blog? Semplicemente perché, usando parole sue, ho scoperto che “abbiamo simpatiche affinità”. Il suo blog è decisamente unico nel suo genere: non conformista (si auto-definisce “eretico”) per scelta degli argomenti, per grafica e persino per la scelta delle immagini che denotano una personalità molto forte.

Andrea non si propone – pur essendo molto preparato – come professionista che offre consulenze alimentari o dietetiche, non sforna ricette tutti i giorni, e questo già gli fa onore, lo distingue dalla pletora di sedicenti esperti che spesso fanno più danni che altro. Apprezzo dunque l’onestà intellettuale e l’umiltà, che unite ad una profonda convinzione della validità dei principi della cucina macrobiotica, l’hanno portato a decidere di condividere con le persone una parte del proprio cammino personale di conoscenza relativa alla sana nutrizione, che ormai ha dei paletti fermi ma che lascia margini per una ricerca continua e un’apertura a nuove prospettive.

Il suo è dunque da considerarsi un contributo aperto sul tema dell’alimentazione che può diventare spunto per approfondimenti personali, studi e tentativi di cambiamento.

Apprezzo il suo essere rigoroso e preciso ma non fanatico e integralista: non esiste in questa visione dell’alimentazione un cibo vietato in modo assoluto, lo sgarro è contemplato, poiché “la sindrome del frutto proibito” è la più pericolosa, ma si insegna a differenziare, ad ampliare le proprie scelte alimentari anziché ridurle, e soprattutto si insegna a fare scelte consapevoli ed applicare la virtù della moderazione.

Andrea Biggio è poliedrico negli interessi ma sempre coerente: lo differenzia dalla massa una cultura vasta, olistica che gli consente di spaziare con nonchalance invidiabile dalla macrobiotica alla psicoanalisi jungiana, dal I Ching all’antroposofia…

Dulcis in fundo, in linea con la teoria della “spinta gentile” che tanto sto imparando ad apprezzare, Andrea non si pone mai in modo giudicante verso chi fa scelte differenti, quanto piuttosto in modo ironicamente serio o – se preferite – seriamente ironico: come definireste altrimenti chi dichiara di bere a colazione un “cappuccino protestante” e scrive una lettera aperta agli stitici??

Come faccio per le pillole di carta, prima di lasciarvi finalmente liberi di leggere il suo contributo, vi propongo la prima pagina della Prefazione del suo libro, che è più esaustiva di mille mie parole. Buona lettura!

prologo biggio

Segue il contributo di Andrea Biggio: leggete il prossimo post!

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