Lo yoga insegnato ai bambini

Lo yoga è una disciplina millenaria, eppure estremamente moderna, in quanto consente di coniugare in maniera perfetta e armonica il corpo, la mente e la conoscenza di sé.

Proprio perché lo yoga basa l’efficacia dei suoi metodi su una raffinata conoscenza del principio di reciproca influenza del complesso corpo-mente, è evidente l’interesse che esso ha suscitato in studiosi di vari settori come pediatri, sociologi, psicologi, sportivi, insegnanti ecc., che ogni giorno lavorano con bambini e adolescenti: con sempre crescente interesse, in Occidente, lo yoga si orienta anche verso i bambini e ragazzi, avendo come obiettivi una crescita sana, la formazione di una personalità equilibrata o anche il recupero di situazioni di stress o di disagio psichico/sociale.

C’è tuttavia, secondo il mio modesto parere, modo e modo per fare yoga. Chiunque abbia provato qualche lezione con differenti insegnanti sa di cosa parlo. Yoga non è “spingi-piega-allunga-contrai” come avviene in palestra, magari con l’obiettivo di stupire il prossimo facendo la posizione del triplo loto carpiato o per sfoggiare addominali scolpiti a tartaruga, bensì un susseguirsi di stati mentali che solo un insegnante “bravo” può indurre. C’è chi è molto elastico nel corpo, ma pur riuscendo bene a fare acrobazie è lontano anni luce dallo spirito che sottende lo yoga. Si tratta talora di concentrarsi molto sul qui-e-ora e talora, invece, di “lasciar andare dolcemente”. Si tratta soprattutto di silenzio interiore e auto-consapevolezza… più facile a dirsi che a farsi!

Le doti dell’insegnante diventano ancora più importanti – fondamentali! – quando si vuole proporre yoga ai bambini: può essere divertente, deve esserlo, ma deve avere un senso a breve e lungo termine! L’insegnante deve “vivere” lo yoga e non solo “usarlo” come professione.

Ecco, io questa complessità professionale racchiusa nella semplicità, l’ho trovata nel blog di Ylenia Taddia (www.iltempodellacrisalide.blogspot.it), che ho invitato come ospite nel mio blog. Ho pensato però di non sottoporla ad un fuoco di fila di domande, bensì di proporle  “parole come suggestioni”, affinché lei potesse tradurle per noi inserendole nel suo mondo, riferendole al suo modo di lavorare con i bambini. Come noterete, ci sono parole che le appartengono e altre meno, parole interpretate e altre in qualche modo scartate… Io mi sono posta come un’ignorante in materia (lo sono!) che vuole capirne di più. Pronti? Via!

  • Disciplina

“In un villaggio molto lontano da qui, in un tempo non molto lontano dal nostro, vivevano dei pescatori, costretti a faticare tutto il giorno per poter mettere qualcosa sotto i denti.
Un bel giorno, al loro modesto villaggio, arrivò uno straniero.
Tutti lo invitarono ad unirsi all’attività della pesca, che gli uomini svolgevano mentre le donne cucinavano, lavavano e si occupavano dell’acqua e dei bambini.
Tutti gli dissero che lavorare era indispensabile per mangiare e per poter vivere in una comunità, ma lui non ne voleva sapere.
Ogni giorno, all’alba, prima di partire verso il mare, lo invitavano ad unirsi ai lavoratori.
Ma lui si rifiutava: preferiva starsene in un angolo a far niente tutto il giorno.
I giorni passavano, lo straniero non lavorava, ma nessuno lo costringeva né lo trattava male per questo.
Fino a che, una mattina, lo straniero fu pronto: “Ho deciso che voglio venire a lavorare con voi! Ho capito che lavorare insieme è bello!” (Racconto liberamente tratto da “Il concetto del continuum” di J. Liedloff)

  • Gioco

Nella cultura indiana il gioco, Lila, è una questione serissima: è giocando che il mondo è stato creato, è giocando che tutto si evolve, è giocando che gli dei decidono le sorti del tutto. Il gioco, o meglio, l’approccio giocoso (attento alle regole ma spensierato, rituale e senza secondi fini), è ciò che fa girare la ruota dei giorni e che insegna a vivere agli esseri umani, così come agli animali.

  • Sport

Con questa parola mi trovo in difficoltà, forse perché sport è un termine pieno di accezioni contrastanti e risvolti che non sempre mi piacciono.
Ho imparato che non esiste movimento che non abbia risvolti emotivi, che non esiste un fare dei muscoli che non cambia anche tutto il resto.
Si dice che lo yoga non è uno sport, ma una filosofia di vita: è saper muoversi e saper stare, è concentrazione e leggerezza, è presenza e distacco, è il cibo che ingeriamo e il modo in cui trattiamo noi stessi e gli altri.
Ogni cosa che facciamo, sport compreso, è molto più di quel che sembra: è un pezzo di noi.

  • Ascolto

Sarebbe bello imparare a dosare l’attenzione che diamo all’esterno e quella che rivolgiamo a noi stessi. Questa è, secondo me, l’Ascolto.

  • Silenzio

L’obiettivo da raggiungere, lo spazio da mettere tra un pensiero e l’altro, tra un’azione e l’altra.

  • Valori

Un’altra parola difficile da trattare, perché spesso è stata bistrattata e usata come contenitore di ideologie sbagliate.
Saper rispettare se stessi e gli altri, così come ogni cosa, dai fili d’erba al cibo che si ingerisce.
Nello yoga ogni posizione e meditazione è un ringraziamento a se stessi e alle qualità che ogni forma suscita e porta con sé.
Questo è un valore universale, che non ha colori.

  • Rallentare

Fare un respiro profondo: far rallentare il battito del cuore, il ritmo dei pensieri, la velocità delle azioni che compiamo. Tutto parte dal respiro.

  • Equilibrio

Una meravigliosa ricerca costante, da ottenere sapendo che, anche quando sembra tutto fermo e perfetto, mille cose si stanno muovendo.

  • Energia

Una corrente inesauribile che collega ogni essere al Tutto.

  • Emozioni

Pilastri che sorreggono il mondo: come simpatici elfi che smuovono e creano senza essere visti, o mascherandosi, o dichiarandosi spudoratamente.

  • Fiducia

Mi piace sperimentarla e farla scoprire così:

–         Creare un cerchio di persone strette strette, che circondano e danno le spalle a qualcuno che si trova al centro. Quando tutti sono pronti, chi è al centro si lascia andare, il corpo morbido e i piedi ben stabili, fino a lasciarsi cadere sui confini del cerchio, che, forte e unito, lo risolleva ancora e ancora.

–         Mettersi a coppie: uno dei due ha gli occhi bendati e l’altro lo accompagna, tenendolo per mano, facendogli sentire la consistenza degli oggetti attorno, il vento fresco sulla faccia e i rumori che, ad occhi chiusi, sembrano diversi.

Sono due giochi vecchi come il mondo, ma ogni volta che li faccio o propongo mi emozionano: per farli dobbiamo avere un’enorme fiducia in noi stessi, in quanto esseri senzienti e sociali, che sanno creare delle relazioni vere con gli altri e da lì, arriva anche la fiducia negli altri.

Che dire?? Grazie Ylenia! Mi piacerebbe tanto che in ogni città ci fosse una/un’insegnante così: i nostri bambini ne beneficerebbero sicuramente!

Se siete alla ricerca di una scuola di yoga per i vostri bambini non accontentatevi, mi raccomando!

Vi lascio un’altra piccola chicca che rende bene “chi è” e come lavora Ylenia: la sua presentazione dello yoga ai bambini. Troppo bella! Cliccate sull’immagine e la vedrete.

lo yoga raccontato ai bambini

 

 

 

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