La tosse: mi proteggo dal mondo esterno

Da un po’ di tempo non ho più scritto nulla sulla psicosomatica e sul conseguente potenziale di auto-guarigione che ognuno di noi ha. Il freddo tuttavia ha già fatto le prime vittime, soprattutto i bambini, perciò mi sembra doveroso trattare uno dei sintomi più comuni nel periodo autunnale e invernale, forse il più fastidioso in assoluto: la tosse.

Esiste una forma di tosse nervosa di chiara origine psicosomatica (ne parleremo!), che indica un’aggressività trattenuta o al bisogno di “espellere” parti di noi che non ci piacciono. Io tuttavia mi riferisco proprio alla tosse che la medicina tradizionale allopatica attribuisce ad agenti esterni e, pertanto, una malattia contagiosa.

Se trattiamo l’argomento in ottica psicosomatica, o almeno ci proviamo, possiamo tentare una diversa spiegazione del messaggio che questo specifico sintomo vuole comunicarci e tentare nuove strade di guarigione.

tosse

Il sistema respiratorio, in Medicina Tradizionale Cinese, appartiene al Principio del Metallo, dal quale una delle principali funzioni è la protezione nei confronti del mondo esterno. Questa protezione si esplica in due modi, attraverso il filtraggio delle polveri e degli scambi gassosi (= espulsione dell’anidride carbonica) e attraverso la capacità di rispondere e reagire alle “aggressioni” ambientali. Una fragilità (o addirittura una malattia) a livello polmonare esprime dunque una nostra difficoltà a gestire le reazioni con il mondo esterno.

L’esempio più semplice e concreto è dato dall’abbassamento di temperatura improvviso: le persone che non reagiscono riequilibrando il proprio sistema termico interno “prenderanno freddo” e, indebolendosi il sistema respiratorio, si aprirà la strada ad un’influenza o ad un raffreddore.

Tosse – come anche asma, angina, bronchite – sono chiari segnali che avvertiamo un’importante sollecitazione dall’esterno, per non dire un’aggressione, e che non sappiamo, non riusciamo a gestirla. La sofferenza e la malattia ci permettono allora di eliminarla.

La tosse cosiddetta “secca” ci mostra come queste aggressioni ci “irritano”, ci risultano insopportabili, come un prurito della pelle, facendoci reagire violentemente… quasi come un cane che abbaia all’intrusore. La tosse secca è una parola inespressa, una critica a qualcosa o qualcuno che non siamo stati in grado di esprimere.

La tosse grassa segnale che gli agenti intrusori sono rimasti intrappolati nel corpo, restano invischiati nelle mucosità bronchiali, che dobbiamo dunque secernere in quantità maggiore per riuscire ad espellere ciò che ci aggredisce e “si appiccica” dentro di noi.  Il continuo doversi schiarire la voce, ci indica che è necessario “parlar chiaro” per eliminare tutte le contrarietà che abbiamo accumulato. Bisogna “sputare il rospo” che abbiamo dentro di noi!

Il vissuto di aggressione al quale faccio riferimento non deve per forza essere né concreto né manifesto per essere avvertito: le atmosfere pesanti, “soffocanti”, dove non ci troviamo a nostro agio, sollecitano enormemente le energie dei polmoni. Quando abbiamo il raffreddore è tipica la sensazione di “sentirsi soffocare”, il dire che “manca l’aria”.

Come per la polvere, le “aggressioni polmonari” sono spesso “diffuse”, come un’atmosfera che si viene a creare a causa di una quantità di piccole cose accumulate durante la giornata, finché non arriva la famigerata goccia che fa traboccare il vaso. Questo accade spesso al lavoro o a scuola, dove siamo costretti a stare con persone che non necessariamente abbiamo scelto ma che non possiamo/vogliamo aggredire a nostra volta. Stare in un ambiente chiuso non fa poi che amplificare la sensazione di soffocamento, la sensazione che ci manchi e ci venga negato lo spazio vitale. Quando la reazione a questa situazione è individuale, l’oppressione è manifestata dal raffreddore o dalla tosse di un singolo, mentre quando è collettiva, si può avere un’epidemia di influenza.

Pensando ai vantaggi secondari dell’influenza, tra l’altro, possiamo notare come essa ci consente di stare lontani per un po’ da un determinato ambiente, di “tirare il fiato”. Con la minaccia del contagio teniamo a distanza tutti. Non siamo pronti ad affrontare una situazione di crisi quotidiane, la avvertiamo come un sovraccarico, e cerchiamo un motivo legittimo per sottrarcene. I nostri desideri di fuga diventano una somatizzazione: il nostro corpo si assume la nostra stanchezza e il nostro fastidio. La medicina naturale vede giustamente nel raffreddore e nella tosse un processo di purificazione, che libera il corpo dalle tossine (sul piano psichico le tossine sono proprio quei problemi irrisolti che ci assillano e che devono essere resi più fluidi per essere risolti). Corpo e anima escono fortificati dalla crisi… fino alla prossima volta in cui non ce la faremo più a sopportare!

Chiediamoci allora: cosa vuole dirmi questa tosse?, c’è una situazione che mi fa sentire – o mi ha fatto sentire – oppresso, soffocato, alla quale non sono riuscito/a a far fronte e non ho nemmeno potuto avanzare delle critiche? Dare una risposta a queste domande potrebbe darci un’arma in più, farci fare un passo in più in ottica di auto-guarigione, per combattere più efficacemente la tosse, soprattutto quando ad esserne colpiti sono i bambini. Ricordiamo: il sintomo ci parla, siamo noi che non capiamo, e la malattia cerca di curarci!

Un ultimo fatto interessante merita di essere segnalato: la respirazione è l’unica funzione organica automatica (cioè inconscia e involontaria), controllata dal sistema nervoso autonomo, sul quale possiamo agire volontariamente grazie al sistema nervoso centrale: fare esercizi di rilassamento durante una fase di “aggressione esterna” può rivelarsi molto efficace, perché consente di rilassare il sistema nervoso autonomo e, di conseguenza, di rilasciare le tensioni inconsce.

Fonti info: testi di Philippe Dransart, Cluadia Rainville, Michel Odoul, Thorwald Dethlefsen e Rudiger Dahlke.

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