La profezia che si autoavvera: l’importanza dei pensieri

Da forse troppo tempo persa nei miei sogni di un mondo migliore, ho trascurato l’argomento del raggiungimento degli obiettivi personali. 

Un detto cinese recita: <<Se vogliamo raddrizzare una cosa, prima dobbiamo imparare tutti i modi per storcerla>>. Prima quindi di pensare a come ragionare in termini di obiettivi da conseguire e mete da raggiungere, forse sarebbe bene capire cosa ci porta a sicuro fallimento, quali atteggiamenti mentali sono devastanti e possono invalidare anche il progetto meglio definito e programmato.

Per profezia che si autoavvera intendiamo, secondo la definizione del sociologo americano Robert K. Merton, che introdusse il concetto nelle scienze sociali nel 1948, «una supposizione o profezia che per il solo fatto di essere stata pronunciata, fa realizzare l’avvenimento presunto, aspettato o predetto, confermando in tal modo la propria veridicità». In sostanza ed in estrema sintesi, è un po’ il contrario della famosa e famigerata Legge d’Attrazione: se sono pessimista, ho una visione negativa del futuro, posso star certo che le cose andranno male.

La nostra mente si nutre di pensieri e immagini. Se, svegliandoci al mattino, formuliamo pensieri del tipo “Sarà una giornataccia” e simili, automaticamente creiamo nella nostra mente un’immagine di noi con il volto affaticato e stanco, teso e magari nervoso…  e la frittata è fatta! La nostra mente inconscia, che assorbe questi pensieri e le emozioni che ne derivano (ansia, paure, dubbi,…), non può che adeguarsi creando tutti i presupposti per una brutta giornata: quali comportamenti infatti pensate che possano seguire questi pensieri e queste emozioni??

Se pensiamo che il portiere di casa nostra, come al solito, anche questa mattina ci saluterà in malo modo, è molto probabile che, varcata la soglia, avremo un’espressione truce che – in modo abbastanza prevedibile – indurrà l’ignaro portiere a guardarci storto a sua volta. Si potrebbe affermare che “ce la siamo cercata”, ma se noi – come spesso accade – non siamo consapevoli dei nostri atteggiamenti e comportamenti, è probabile che questa sequenza si ripeterà molte volte e che la nostra simpatia verso il portiere non aumenterà, facendoci anzi pensare che la nostra opinione su di lui, dato il suo comportamento, “era proprio vera” (= era proprio come avevamo profetizzato, ossia “l’avevo detto io!”), creando un circolo vizioso dal quale non sarà semplice uscire.

Dobbiamo diventare consapevoli del potere inconscio dei pensieri che formuliamo e della sequenza: pensieri – immagini – emozioni – comportamenti.

Per creare una situazione positiva per noi, un comportamento desiderato, iniziate a porre maggiore attenzione ai pensieri che usate, facendo in modo che siano pro-attivi (che non significa banalmente ” fare pensieri positivi e vivere nell’ottimismo”, bensì formulare pensieri che stimolino un comportamento). Scopriremo insieme, prossimamente, come modificare concretamente le frasi e le parole che abitualmente usiamo per renderle più efficaci o, perlomeno, non deleterie.

Entrambi i testi ai quali ho deciso di far riferimento per riflettere sulla qualità dei nostri pensieri, hanno in comune il fatto di avere un tono più o meno velatamente ironico: sono pillole amare con l’aggiunta di un po’ di zucchero!

Istruzioni per Rendersi Infelici

Voto medio su 1 recensioni: Sufficiente

Cervelli Verdi Fritti

Voto medio su 2 recensioni: Da non perdere

Watzlawick, eminente psicologo statunitense che si è occupato di “pragmatica della comunicazione umana”, ossia degli effetti concreti che la comunicazione umana ha sulle relazioni e sulle patologie individuali, ha scritto questo saggio, snello nelle dimensioni ma non sempre di facile lettura, “Istruzioni per rendersi infelici”, proprio con l’intento di aiutarci a comprendere meglio i nostri pensieri disfunzionali, quelle fissazioni, quei meccanismi mentali, quelli che ci conducono all’auto-goal. Non faticherete a riconoscervi!

Jacopo Fo, analogamente a Watzlawick, ha trattato gli stessi argomenti, ma con stile decisamente più dinamico (cosa che era inevitabile, considerando la differente professionalità ed il periodo in cui sono stati scritti i rispettivi libri): leggendo “Cervelli verdi fritti” vi ritroverete a ridere ma allo stesso tempo a fare profonde riflessioni. 

Ne volete un assaggio per capire se lo stile fa per voi?

Cervelli verdi fritti

L’Autore – come forse si potrà intuire – non è più tenero di Watzlawick nei suoi giudizi, perché adotta una satira quasi spietata nei confronti di coloro che perseverano ad adottare gli stessi atteggiamenti pur avendo compreso da tempo che sono dannosi, nei confronti dei pessimisti cronici, quindi non saprei consigliarvi da quale lettura partire.. sicuramente, letti in successione, i due testi non potranno esimersi dal generare in voi “piccoli grandi cambiamenti”!

Buona lettura!

Continua…

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