La “Fast Phobia Technique” per le paure irrazionali

 Dopo avere accennato alla “Rewind Technique” (nell’articolo sul Disturbo Post Traumatico da Stress) e al fatto che, con semplici tecniche di immaginazione guidata, è possibile dimenticare o, meglio, depotenziare ricordi negativi, vi avevo promesso un cenno anche alla Fast Phobia Technique, ribadendo sin da ora che entrambe le tecniche sono da considerarsi un ausilio in caso di patologia. Nulla vieta che chiunque possa provare da solo – traendone enormi benefici – ma in caso di patologie conclamate, o – peggio – nel caso vi doveste accorgere che i sintomi, procedendo con l’esercizio, peggiorano, chiedere l’aiuto di un professionista è d’obbligo!

fobia Innanzitutto chiariamo cos’è una fobia:  la fobia è una paura marcata e persistente che ha caratteristiche peculiari:

  • è sproporzionata rispetto al reale pericolo dell’oggetto o della situazione;
  • non può essere controllata con spiegazioni razionali, dimostrazioni e ragionamenti;
  • supera la capacità di controllo volontario che il soggetto è in grado di mettere in atto;
  • produce l’evitamento sistematico della situazione-stimolo temuta;
  • permane per un periodo prolungato di tempo senza risolversi o attenuarsi;
  • comporta un certo grado di disadattamento per l’interessato;
  • l’individuo riconosce che la paura è irragionevole e che non è dovuta ad effettiva pericolosità dell’oggetto, attività o situazione temuta.

La fobia è dunque una paura estrema, irrazionale e sproporzionata per qualcosa che non rappresenta una reale minaccia e con cui gli altri si confrontano senza particolari tormenti psicologici. Chi ne soffre, infatti, è sopraffatto dal terrore all’idea di venire a contatto magari con un animale innocuo come un piccione o una lucertola, o di fronte alla prospettiva di compiere un’azione che lascia indifferenti la maggior parte delle persone (ad esempio, il claustrofobico non riesce a prendere l’ascensore o la metropolitana). Le persone che soffrono di fobie si rendono perfettamente conto dell’irrazionalità della propria paura, ma non possono controllarla.

La fobia può esprimersi con sintomi fisiologici come tachicardia, vertigini, extrasistole, disturbi gastrici e urinari, nausea, diarrea, senso di soffocamento, rossore, sudorazione eccessiva, tremito e spossatezza… il tutto può indurre un attacco di panico.

la fuga dall’oggetto e/o dalla situazione temuto/a è, ad uno sguardo superficiale, la scelta meno dispendiosa in termini di energia e la più semplice: con la paura si sta male e si desidera una cosa sola: fuggire! Scappare è una strategia di emergenza. In realtà, tolti i benefici temporanei, questa fuga è controproducente e costituisce una micidiale trappola: ogni nuovo evitamento, infatti, conferma al nostro inconscio la pericolosità della situazione evitata e “prepara” l’evitamento successivo (in termini tecnici si dice che ogni evitamento rinforza negativamente la paura). Tale spirale di progressivi evitamenti produce l’incremento della sfiducia nelle proprie risorse, ma soprattutto della reazione fobica della persona, al punto da interferire significativamente con la normale routine dell’individuo, con il funzionamento lavorativo o scolastico oppure con le attività o le relazioni sociali. Il disagio diviene così sempre più limitante (questa è la principale discriminante tra una ‘semplice’ paura e una fobia, ossia il fatto che la seconda è in qualche modo invalidante!!): chi ha la fobia dell’aereo può trovarsi, ad esempio, a rinunciare a molte trasferte, e la cosa diventa impossibile se è necessario spostarsi per lavoro; chi ha la fobia degli aghi e delle siringhe può rinunciare a controlli medici necessari o privarsi dell’esperienza di una gravidanza; chi ha la fobia dei piccioni non attraversa le piazze e non può godersi un caffè seduto ai tavolini di un bar all’aperto e così via.

Fortunatamente oggi esistono tecniche psicoterapeutiche brevi che fanno ottenere buoni risultati in tempi brevi: forse la persona non raggiungerà la consapevolezza del “perché” ha sviluppato quel sintomo e dell’origine del disturbo, ma potrà tornare a vivere e, successivamente, con mente più lucida, potrà – se lo vorrà – dedicarsi all’analisi del problema risolto.

fast phobia technique

Torniamo alla Fast Phobia Technique nel dettaglio. Questa tecnica è contenuta in uno dei primi libri di Richard Bandler (ideatore, insieme a John Grinder della PNL) e parte dal presupposto che non è l’oggetto in sé che procura panico, ma il nostro pensiero che noi abbiamo su di esso, la nostra “immagine mentale”, che non sempre corrisponde alla realtà, ma che ha un enorme potere sulla mente, scatenando reazioni specifiche analoghe a quelle provate con esperienze reali.

Facciamo un esempio: se abbiamo la fobia degli ragni, il solo pensiero di vedere un ragno su un muro ci fa accelerare il battito cardiaco e ci genera sensazioni di forte disagio. Vuol dire che il modo in cui abbiamo “pensato” al ragno ha “comunicato” al nostro cervello di attivare la reazione chimica del “panico”. Sappiamo razionalmente che è inutile provocarsi tali sofferenze solo all’idea di vedere un ragnetto innocuo sul soffitto. Ma esserne consapevoli razionalmente non è sufficiente per impedire al nostro cervello di attivare la reazione del “panico”.

La differenza dunque va sempre ricercata nel modo in cui pensiamo, cioè le caratteristiche delle immagini, dei suoni e delle sensazioni associate ad una specifica esperienza: l’obiettivo di questa tecnica di PNL è dunque quello di cambiare le ‘submodalità’ che caratterizzano la ‘ fobia, in modo tale da dare nuove istruzioni al cervello così che si rappresenti l’esperienza in modo diverso, cioè attraverso immagini e suoni che non procurino più sensazioni di panico.

Si procede in questo modo:

1 Individuate una paura nella vostra vita. Suggerirei di partire da cose piccole!

2. Immaginate di camminare in una sala cinematografica fino a sedervi in prima fila

3 Immaginatevi galleggiare fuori dal vostro corpo e sedervi comodamente in una poltroncina posta in altro, come se foste su un palco o un balcone, in modo da poter osservare se stessi mentre si sta guardando lo schermo. 4. Fate comparire la vostra paura sullo schermo sotto forma di una diapositiva colorata. Seguite il filmato fino alla fine, fin dove vi porta l’immaginazione, sempre restando comodamente in alto, ben distanti dalla scena. 5 Alla fine del film, “congelate” la diapositiva. Modificate l’immagine in bianco e nero e poi fate scorrere il filmato all’indietro a velocità tripla o più veloce, procedendo sino all’inizio. 6. Terminate facendo diventare bianco lo schermo. 7 Ripetete i punti 3 e 6, se necessario. Ogni volta che lo eseguite dovreste avere meno timore e meno ansia. Provate!

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