Effetto placebo ed effetto nocebo

L’aver introdotto la Psicomagia di Jodorowsky, la Terapia Verbale di Gabriella Mereu  e l’Etnomedicina mi impone – per onestà intellettuale – una discussione sul concetto di effetto placebo.

Forse le guarigioni sono da imputarsi ad auto-suggestione? È magia? E se anche così fosse??

Per la scienza medica, il placebo è una sostanza che viene somministrata al paziente come farmaco, ma che in realtà è una sostanza inerte priva di principi attivi. È l’equivalente dello zuccherino, del bacio che la mamma pone sul graffio del gomito del proprio bambino appena caduto dalla bicicletta…

effetto placebo

Per effetto placebo si intende una serie di reazioni dell’organismo che derivano da una non-terapia, ossia dalle aspettative dell’individuo, dalle sue emozioni, dalla sua personalità, dalle sue credenze. In altre parole, l’effetto placebo è una conseguenza del fatto che il paziente, soprattutto – ma non solo – se favorevolmente condizionato dai benefici di un trattamento precedente, si aspetta o crede che la terapia funzioni, indipendentemente dalla sua efficacia “specifica”. In qualche modo il placebo cura perché “rassicura”, è una medicina contro la paura che è alla base di tutte le malattie.

L’effetto placebo è il più antico e il più efficace trattamento terapeutico conosciuto dall’uomo.

Anche oggi, infatti, non esiste un unico farmaco che possa avere un potere curativo  così come accade con l’effetto placebo su ogni malattia. Dando per assodato che una componente psicosomatica esiste probabilmente in tutte le malattie, è opportuno notare che la medicina tradizionale ha dovuto constatare come l’effetto placebo sia efficace non solo nei disturbi che – non riuscendo a catalogare – definisce come “psicosomatici”, ma anche in patologie organiche come l’artrite reumatoide, l’osteoartrite o l’ulcera peptica e persino in pazienti sottoposti ad intervento chirurgico. In alcuni interventi di cardiochirurgia, o in artroscopia, o anche attuati in soggetti sofferenti di dolore addominale persistente, sottoposti a precedenti interventi sull’addome per rimuovere le aderenze, la terapia chirurgica fasulla (sham operation) ha prodotto gli stessi benefici di quella vera… A questo proposito si potrebbero evocare i guaritori filippini di cui si occupò Striscia la Notizia qualche anno fa.. Di loro si raccontava che erano capaci di operare a mani nude, senza strumenti chirurgici, senza alcun dolore e senza lasciare cicatrici… Si scoprì che usavano sangue finto e interiora di pollo.. Molti tuttavia giurarono di averne tratto benefici.

Se così fosse, dove starebbe la differenza tra questi guaritori e i medici che utilizzano l’effetto placebo in strutture pubbliche? Probabilmente nella cattiva fede dei primi, nella loro volontà di speculare sulla sofferenza altrui, nella loro fame di denaro e nella truffa. Ma nulla più..

Ovviamente non esiste nulla di semplice, di univoco, ed anche rispetto al placebo ci sono posizioni più radicali negative e altre più conciliative. L’effetto placebo è stato studiato e molti concordano nel dire che non si tratta solo di un effetto di suggestione ma di una risposta biochimica, ormonale e immunitaria del corpo, in risposta al significato attribuito dal soggetto all’atto terapeutico.

placebo

Ma, sinceramente, se soffriste di qualche patologia senza cura, e riusciste a guarire grazie ad un farmaco placebo, vi interesserebbe capire “perché” siete guariti?? Anzi, la consapevolezza dell’effetto placebo tende ad annullarne l’effetto stesso… come quando il mago svela i suoi trucchi… meglio mantenere un alone di magia, anche a dispetto del consenso informato..

L’importanza è dunque, per il paziente, credere veramente nella validità di una cura e, per il professionista, lavorare in modo deontologicamente corretto, guidato da intenzioni positive ed orientate esclusivamente al bene del paziente. Questa è la mia convinzione, che mi porta ad utilizzare alcuni strumenti di trattamento non nella loro interezza, ma adattandoli al mio essere professionale e prendendo le distanze da ciò che non mi appartiene perché io, per prima, non ci credo.

Mi porta inoltre a fare considerazioni importanti sulla comunicazione medico-paziente e a curare la scelta delle parole, che hanno un peso notevole come effetto prognostico.

È dimostrato che qualunque terapia medica, comprese quelle complementari alternative, se attuata in un clima di fiducia reciproca tra paziente e terapeuta, anche grazie all’effetto placebo, può apportare benefici al paziente stesso.

Le parole del medico, la sua comunicazione verbale ma anche non verbale e le sue aspettative positive, inducono un potente effetto nel paziente.

Simmetricamente, un atto terapeutico che, indipendentemente dalla sua specifica efficacia, provochi un effetto negativo, un peggioramento, su di un sintomo o una malattia viene chiamato nocebo (il futuro del verbo latino nocere, letteralmente “nuocerò”): esso può essere spesso ricondotto ad un atteggiamento ansiogeno da parte del medico o, più in generale, ad un rapporto medico-paziente impostato in modo non corretto.

nocebo

La questione è complessa, ma basti sapere che, ad esempio, la comunicazione di una diagnosi di una grave patologia può avere un impatto psicologico drammatico sul paziente, in cui le aspettative negative producono un peggioramento del quadro clinico; analogamente, leggere il bugiardino dei farmaci può aumentare il numero degli effetti collaterali avvertiti dal paziente e una diagnosi di cronicità ne tarpa le ali, ne blocca il pensiero di guarigione, spegne la speranza.

In sintesi, l’effetto terapeutico di qualsiasi farmaco, anche di quello più efficace, è ascrivibile quindi solo in parte alla sua azione farmacologica. L’altra parte significativa dipende dall’effetto placebo.

La ricerca scientifica indipendente sta evidenziando che, in molti casi, i miglioramenti terapeutici di diverse patologie sono dovuti in buona parte al naturale processo di auto-guarigione del corpo, favorito proprio dall’effetto placebo. Tutto questo rivoluziona la visione meccanicistica della medicina occidentale. Un’azione terapeutica veramente efficace non può limitarsi all’aspetto biochimico della malattia. I farmaci più efficaci e le tecnologie medicali sono solo degli strumenti nelle mani del medico utili per alleviare i sintomi più fastidiosi ed intervenire nelle situazioni cliniche gravi. Lo studio dell’effetto placebo ci insegna quello che le antiche culture hanno sempre saputo, e cioè che le emozioni, le aspettative e le credenze dell’uomo hanno un’influenza diretta sulla sua biologia e sui processi di guarigione/malattia.

La medicina non ha certo esaurito la sua opera: resta molto da scoprire. La sfida della medicina moderna sarà quella di ampliare la sua prospettiva sull’uomo nella sua interezza, considerando la centralità della relazione umana tra il medico e il paziente in cui il potere terapeutico della parola è in grado di risvegliare la forza vitale capace di guarire qualunque malessere.

Vi rimando al prossimo post sull’effetto placebo nei bambini perché tornerà utile.

Fonte info e immagini: www.wikipedia.it

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