Raggiungere un obiettivo – PARTE I : è necessario un approccio olistico

Cercare di raggiungere un obiettivo, personale, relazionale, professionale, è ciò che banalmente facciamo quotidianamente, dalla mattina alla sera. Voglio, vorrei, mi piacerebbe, desidero… Ognuno può completare a piacimento le frasi. Piccoli e grandi desideri, manifesti o inespressi, veniali o più moralmente elevati. Ci vorrebbe una bacchetta magica!

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Il problema è che il detto “volere è potere” sarà pur vero, ma non è così immediato da mettere in pratica. Se così fosse io sarei milionaria, con il fisico di Kate Moss e il cervello di un Premio Nobel, un sorriso smagliante, una capigliatura sempre perfetta, una famiglia perfetta stile Mulino Bianco, e ci sarebbe la Pace nel mondo: chi non desidera tutte queste cose (o, perlomeno, simili)?? La forza di volontà non è sufficiente – o, perlomeno, non lo è sempre – per ottenere ciò che si desidera. Chiedetelo a chi è attualmente senza lavoro o semplicemente a chi è perennemente a dieta lottando contro il sovrappeso.

Tra il “volere” e il “potere” purtroppo si frappongono diversi ostacoli dei quali nemmeno siamo a conoscenza. Desidero quindi iniziare oggi a scrivere una serie di post sulla gestione degli obiettivi (il cosiddetto goals management) e sul problem solving, per affrontare da diverse prospettive l’argomento e dare strumenti di auto-aiuto diversi, ma tutti il più possibile efficaci e rapidi, validi sia per ritrovare il benessere psico-fisico (guarire o trovare sollievo da un sintomo, migliorare il proprio aspetto esteriore, ecc.) sia per ottenere risultati desiderati in ambito relazionale e/o professionale.

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Il nocciolo della questione è, a mio parere, sempre lo stesso, in ogni processo di miglioramento personale desiderato: l’imprescindibile necessità dell’integrazione tra emisfero destro ed emisfero sinistro.

In un precedente post ho introdotto questo tema per me fondamentale per dare punti di riferimento ai profani in materia: il cervello umano va considerato come la somma di due differenti emisferi, destro e sinistro, che hanno differenti specializzazioni, tutte ugualmente fondamentali nella costruzione del pensiero.

L’emisfero sinistro è per convenzione considerato sede del pensiero conscio, mentre l’emisfero destro è sede dell’inconscio (ciò che Sigmund Freud – padre della psicoanalisi – definiva in modo semplice ma esaustivo “quella parte di cervello che fa cose di cui non mi accorgo”).

Tutti noi ovviamente usiamo entrambi gli emisferi, alcuni di noi sono razionali e altri più emotivi, alcuni più “ingegneri” e altri più “poeti”, ma ai più sfugge che i due emisferi hanno un differente potere sul cervello. Una formula vuole il 5% del cervello guidato dalla parte conscia, mentre ben il 95% dalla parte inconscia. L’inconscio sarebbe il vero potere della mente! 

Possiamo paragonare il pensiero conscio, quello sul quale possiamo disquisire e dissertare fino allo sfinimento per cercare il bandolo della matassa dei nostri problemi, alla punta di un iceberg. La parte sotto la superficie dell’acqua, l’inconscio, che sfugge alla nostra percezione, è tuttavia ben più ampia e pertanto più influente su di noi: ne abbiamo un assaggio durante i sogni, i lapsus, ma normalmente esso non è accessibile alla coscienza. Come si può osservare dall’immagine, l’inconscio è la sede degli istinti, degli affetti, dei sentimenti, delle tendenze innate, delle passioni, delle abilità artistiche e musicali, delle funzioni analogiche e della visione d’insieme, della creatività, della comprensione delle relazioni spaziali.

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L’inconscio sembra anche essere più “operativo”, più efficiente del conscio.
Uno studio del 1956 del Dott.George Miller dimostrò che il conscio degli esseri umani riesce a processare simultaneamente solo 3 o 4 informazioni (documento di psicologia molto famoso e noto come Legge di Miller o  “Il magico numero 7 più o meno 2”), mentre l’inconscio sarebbe in grado di elaborarne molte di più. Sembrerebbe che l’inconscio (quindi l’emisfero destro del cervello) possa guidare addirittura oltre 64.000 attività simultaneamente: dai processi ormonali e ghiandolari alla circolazione sanguigna, dal battito cardiaco alla respirazione fino a regolare tutta la fisiologia, i comportamenti e le emozioni.

Ma possiamo metterci in contatto con la mente inconscia e sfruttare questa sua enorme potenza? E se riuscissimo a spiegargli “cosa ci deve far fare” per il nostro benessere non sarebbe bello?

Ci vuole un approccio olistico! Nessun dispositivo terapeutico che faccia leva esclusivamente sull’aspetto logico, razionale, consapevole, per la soluzione di un problema o il raggiungimento di un obiettivo, è destinato a fallire.

Questa consapevolezza – che comporta un cambiamento di prospettiva nell’approccio alla mente – dovrebbe essere interiorizzata sia nell’ambito dell’apprendimento (come sottolineava già 30 anni fa il Premio Nobel Rita Levi Montalcini.. per saperne di più clicca qui) sia nell’ambito della crescita personale, dell’auto-miglioramento e della salute psico-fisica.

Un pioniere nell’ambito dello studio sulla gestione degli obiettivi è certamente Maxwell Malz, chirurgo plastico americano che nell’ambito della propria professione fece interessantissime osservazioni psicologiche e forse per primo sostenne – correva l’anno 1965 – che un obiettivo è tanto più raggiungibile quanto più la persona lo sposa anche a livello inconscio. Se vuoi saperne di più leggi qui

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