Fiab-ando: andando per fiabe

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Vi siete mai chiesti perché i bambini amano così tanto le fiabe? Perché le reclamano e sono intransigenti rispetto al racconto, tanto da non tollerare minime variazioni di parole?E chi di noi non ha mai avuto la propria favola preferita, che non si stancava mai di ascoltare e che ogni volta smuoveva nel proprio immaginario un mondo pieno di colori, musiche e immagini meravigliose, come un “sogno ad occhi aperti”??

La fiaba si può definire come una traduzione metaforica del nostro mondo interiore. La fiaba è da sempre considerata importante in ambito psicologico perché è come un linguaggio “criptato”, che quando non è ancora decodificato parla direttamente all’inconscio. Proprio come i sogni. Non va sottostimata come una attività prerogativa dei bambini piccoli, anzi… Per il nostro cervello infatti non c’è differenza tra ciò che è agito in una metafora e ciò che è agito nelle realtà: l’eroe delle fiabe siamo noi. Le fiabe parlano di noi, i personaggi sono parti di noi.

Una fiaba letta, soprattutto – ma non solo – ai bambini, offre l’opportunità di veicolare infiniti messaggi al loro mondo interiore. Visitare le fiabe, ‘andar per fiabe’ (= fiab-ando), vuol dire perciò intrattenersi con la profondità del nostro essere e della nostra esistenza…senza alcun rischio, in quanto qualsiasi azione non viene compiuta da noi in prima persona, ma dai personaggi della storia. La fiaba è in grado di creare profondi cambiamenti interiori, non immediatamente percepibili dalla mente conscia.  Profondi in quanto avvengono conseguentemente alle gesta delle energie psichiche, rappresentate dai simboli: oggetti, elementi e personaggi facenti parte del racconto fiabesco.  Il cosiddetto “viaggio dell’eroe” consiste in un processo di individuazione – come lo aveva definito lo psicoanalista Jung – che ci conduce a prendere coscienza di noi stessi fino a quel punto, comune a tutte le culture e a tutti i popoli, in cui convergono i più alti scopi e ideali di realizzazione.

Una fiaba scritta, nell’intreccio dei suoi simboli, è la perfetta fotografia di quel preciso momento della vita del suo autore: raccontarla attraverso un foglio bianco è portarla fuori ed osservarla da un differente punto di vista.

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Una fiaba è talmente versatile che si può usare anche in ambito formativo: i racconti, le storie e le fiabe sono stati utilizzati, in ogni epoca e in ogni area del mondo, come mezzo per trasmettere valori culturali, etici e morali; come giustamente ha affermato Erickson “una pillola amara va giù più facilmente quando inglobata in qualcosa di dolce”: un sermone morale diretto può anche essere rifiutato ma viene accettato se inserito in un racconto narrato affascinante e divertente in modo interessante.

La fiaba può divenire dunque una tecnica ad uso e consumo di insegnanti ed operatori della relazione d’aiuto, molto versatile (si presta infatti sia come strumento per interventi individuali che per interventi di gruppo come il gruppo-classe) ed utile per aprire nuove prospettive, nuovi punti di vista nel lavoro con minori, adulti e anziani.

Possiamo insieme decidere come è meglio sfruttare questo meraviglioso strumento, la fiaba, per i vostri problemi personali di salute, relazionali o professionali.

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