Scienza e tecnica senza filosofia non hanno futuro

Già lo si sapeva, ma un articolo pubblicato sul “Corriere della Sera” del 16 febbraio di quest’anno ha contribuito a rinfocolare una polemica che giaceva un po’ sopita da qualche tempo: dopo la geografia e la storia dell’arte, ora anche la filosofia rischia di essere espulsa, lentamente ma in modo chirurgico, dai licei e da alcuni corsi di studio universitari.

filosofia

Cominciamo per ordine. Nel nostro Paese le cattedre di filosofia sono presenti, grazie alla riforma Gentile, nei licei classici, scientifici e psico-pedagogici (che hanno in sostanza preso il posto dei vecchi istituti magistrali). Non nella stessa misura, ovviamente, poiché al classico le ore di filosofia hanno un peso maggiore.

Per quanto concerne l’Università, ha conservato un ruolo centrale nelle facoltà di Lettere e Filosofia (definizione ancora una volta gentiliana). Tale ruolo era notevole anche a Magistero, facoltà poi trasformata in Scienze della Formazione. Più circoscritto a Giurisprudenza e Scienze Politiche dove s’insegna quasi esclusivamente Filosofia del diritto e Filosofia politica.

La notizia che allarma gli addetti ai lavori – ma non solo loro – è che le materie filosofiche sono uscite dalle tabelle disciplinari dei corsi di studio di Pedagogia e Scienze dell’educazione (dove prima erano presenti). Ma non è finita. Si parla apertamente di un ciclo abbreviato di quattro anni nei licei invece degli attuali cinque, per consentire agli studenti di iscriversi prima all’università. In tal caso si passerebbe a soli due anni di filosofia nella scuola secondaria invece di tre.

Occorre rilevare che in molte nazioni europee (soprattutto del Nord), negli Stati Uniti, in Canada e Australia la filosofia non viene insegnata a scuola: chi vuole studiarla deve iniziare dall’università. Adottano invece il nostro modello – pur con meno ore “filosofiche” a disposizione – Francia, Spagna e i Paesi latini in genere.

Curioso notare che, dove non c’è (per esempio nel mondo anglosassone), si registra una forte spinta a introdurla già a livello di scuola secondaria, mentre da noi la tendenza è esattamente opposta. Non bisogna poi dimenticare che il tentativo di eliminare la filosofia fu compiuto anni fa in Spagna dal governo socialista di Gonzales e andò in porto solo parzialmente.

Si tratta di un attacco all’umanesimo, come denunciano molti intellettuali italiani e stranieri? Ciò che è certo è che i giovani sono sempre maggiormente invitati a seguire percorsi scientifici e tecnologici, con una particolare predilezione per l’ingegneria.

Il motivo va cercato nella grave crisi del mercato del lavoro, che si spera di superare per l’appunto dando una preminenza assoluta alla formazione scientifica e tecnica. Purtroppo i conti tornerebbero se davvero i laureati scientifici trovassero occupazione con facilità: ciò era vero forse tempo fa, ora non più. Le difficoltà riguardano ogni settore, e ciò significa, per esempio, che neoingegneri e neomedici incontrano problemi al pari degli altri.
Il discorso, però, ha una valenza soprattutto culturale.

Non si tratta tanto di difendere una categoria quanto, piuttosto, di offrire alle nuove generazioni qualche spazio per coltivare il pensiero critico, l’abitudine a guardare la realtà da tutti i punti di vista, e non da uno solo. Altrimenti ci ritroveremo con laureati che sembrano polli di batteria, validi solo nella misura in cui risultano funzionali al mondo della produzione.

Negli Stati Uniti alcuni dei migliori dipartimenti di filosofia si trovano nei politecnici, e non pare che tale fatto scandalizzi. Esempio classico è il famoso MIT (Massachusetts Institute of Technology) dove troverete la “School of Humanities” e il “Department of Philosophy”.

Forse gli americani, meno provinciali di noi (anche se spesso si dice il contrario) hanno capito che scienza e tecnica senza umanesimo non hanno prospettive!

Credits: articolo modificato trattao da Fattore Erre

www.corriere.it 16 febbraio 2014

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