Emozioni in fotografia: Projet192 … per non dimenticare

Projet192 è un progetto di fotografia, ma ve lo racconterò a breve.

Ho parlato nei miei primi post – e propongo ai miei clienti – il disegno, la scrittura, il collage, il mandala, la lettura, persino l’uso delle fiabe come potenti mezzi per mettersi in comunicazione con l’inconscio, come strumenti di auto-conoscenza, crescita personale o auto-guarigione. All’appello manca sicuramente una forma espressiva molto importante: la fotografia. Esiste la foto-terapia, che utilizza scatti personali e foto di famiglia – insieme a sentimenti, ricordi, pensieri – come catalizzatori della comunicazione. Ma io percepisco che c’è qualcosa di più: la fotografia ha un potenziale inespresso in ambito “auto-terapeutico”.

A farmelo capire, cioè ad indurre in me riflessioni su come sia possibile “fare di più”, è stata la mia amica Cristina Chiappani (www.cristinachiappani.it). Le sue fotografie parlano per lei. Ed insieme a lei mi piacerebbe tanto, in un futuro prossimo o remoto, di elaborare un metodo affinché la fotografia possa entrare a pieno titolo nell’ambito delle arti-terapie e possa esprimere tutto il suo potenziale. Per esprimere emozioni, per metabolizzarle, per viverle sotto una luce differente, e magari superare paure senza tempo, liberare rabbie che avvelenano la vita.

Vi confesso che non è semplice spiegare in un post tutto questo: le parole possono cozzare con le immagini, e ancor più con la fotografia, soprattutto laddove la fotografia è “viva”, proprio come quella di Cristina, densa di emozioni e di sensazioni.

Dando per assodato che ciò che emoziona me può non emozionare minimamente voi, che il linguaggio dell’arte tocca le corde dell’anima di ognuno di noi in maniera intima e privata, non prevedibile e non decifrabile, penso possiate facilmente concordare con me che non è ciò che si coglie con l’obiettivo (= l’oggetto/persona/paesaggio) che fa la differenza tra una bella foto e una brutta foto, ma “chi” scatta la fotografia e il “come” lo fa. La differenza tra una fotografia piatta, scialba, banale, commerciale e una fotografia artistica e – salendo di un gradino – una fotografia “EMOZIONALE”, si coglie nei paesaggi ma più facilmente nei ritratti, nei servizi matrimoniali, che possono essere tanto anonimi quanto toccanti fino alle lacrime se il professionista (o l’amico) dotato di obiettivo ha saputo cogliere l’atmosfera della giornata. Cogliere l’atmosfera… non è mica semplice! Non è da tutti! Più facile a dirsi che a farsi. La tecnica può certamente aiutare, ma a parità di formazione, un eccellente tecnico non potrà mai uguagliare chi si pone dietro l’obiettivo come il pittore davanti ad una tela, accogliendo le emozioni che prova, lasciandosene pervadere e permettendo – vincendo ogni pudore -.che le stesse emozioni diventino di pubblico dominio, si offrano agli sguardi di chiunque, amico o nemico, conosciuto o sconosciuto.

Qui nasce l’idea di una fotografia emozionale: il mio intento sarebbe proprio quello di rendere accessibile alle persone comuni questa possibilità.

Per darvi un’idea di cosa intendo per “fotografia emozionale” vi lascio un link ad un’iniziativa nella quale Cristina è stata meritatamente coinvolta, che mi sembra semplicemente straordinaria, non solo per il valore umano e sociale che porta avanti.

Il progetto si chiama Projet192, nasce da un fotografo, Ciro Prota, napoletano trasferitosi a Parigi, e coinvolge 192 fotografi selezionati da tutto il mondo. 192 come 192 sono state le vittime dell’attentato terroristico a Madrid nel 2004.

project-192

Leggete il Manifesto del Progetto e poi guardate le fotografie sul sito ufficiale www.projet192.org, lasciandovi emozionare, anche se, metto le mani avanti, non saranno sempre sensazioni gradevoli, quanto piuttosto un pugno nello stomaco o un nodo alla gola. Ma le emozioni della Vita sono anche queste.

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