Il mio Blog ha un nome specifico, Gli stivali delle 7 leghe, che fa riferimento ad una fiaba molto famosa di Perrault, ossia Pollicino e la scelta non è casuale.
Generalmente i bambini amano questa storia e, soprattutto, piace anche a me… Ormai è giunto il momento di svelarvi le ragioni per le quali, andando per fiabe (fiab-ando), ho scelto proprio questa.
La trama, per chi non la conoscesse, è questa:
<<C’era una volta una famiglia poverissima: il papà, un taglialegna, la mamma e sette bambini. Al più piccolo diedero il nome Pollicino perché quando nacque era alto quanto un pollice. Vi fu un anno di grande carestia e la famigliola non aveva più nulla di che sfamarsi. Una sera, i genitori decisero di abbandonare i figli nel bosco perché non volevano vederli morire di fame. Pollicino udì i discorsi dei genitori , allora uscì in cortile e si riempì le tasche di sassolini bianchi. Il giorno dopo, il babbo condusse i bambini nel bosco; Pollicino lasciò cadere i sassolini dietro di sé e, seguendone la traccia a ritroso, riuscì a tornare a casa con i fratelli; i genitori, già pentiti della loro scelta, li accolsero a braccia aperte. Dopo qualche tempo però i genitori decisero di abbandonare i figli di nuovo nel bosco, e di nuovo Pollicino li sentì, ma non poté raccogliere i sassolini perché la porta di casa era chiusa. Per segnare il sentiero, usò allora le briciole di pane ma ebbe un’amara sorpresa: gli uccellini avevano beccato tutte le briciole e la sera non gli fu possibile trovare la strada. Allora Pollicino salì su un albero per esplorare il bosco e di lontano scorse un lumicino: guidò i fratellini in quella direzione fino a trovare una casa. Venne ad aprire una donna che impietosita li accolse, avvertendoli però che quella era la casa di un terribile Orco divoratore di bambini. L’Orco, rientrato in casa, riuscì a scovare i bambini nascosti grazie al loro odore, ma, convinto dalla moglie, li lasciò andare a dormire pronto a divorarli il giorno dopo. I bambini andarono a dormire nella stanza delle figlie dell’Orco: sette fameliche orchessine che già dormivano con sette coroncine sul capo. Pollicino, non fidandosi dell’Orco, di notte decise di scambiare i berrettini suoi e dei fratelli con le coroncine, e fece bene: l’Orco entrò al buio per sgozzarli ma tastando le teste, scelse i berrettini e uccise le sue stesse figlie. Pollicino e i fratelli allora fuggirono e il mattino l’Orco, scoperto ciò che aveva fatto, li inseguì calzando i magici stivali delle 7 Leghe, che consentono di percorrere molta strada in pochi passi. Pollicino allora nascose i fratelli in una caverna e l’Orco, stanco di cercarli si addormentò nel bosco. Pollicino gli sfilò gli stivali rendendolo inoffensivo e rimandò a casa i fratelli; tornò dalla moglie dell’orco e con uno stratagemma si fece consegnare tutte le sue ricchezze. Tornato a casa con il tesoro dell’Orco, Pollicino liberò la sua famiglia dalla povertà e si mise al servizio del Re come messaggero, grazie agli stivali delle 7 Leghe.>>. (Fonte: Wikipedia)
La fiaba, seppur cruenta, piace ai bambini perché – come tutte le belle fiabe – si presta ad aiutarli a rielaborare una delle paure più profonde e pregnanti dell’infanzia: quella dell’abbandono.
Non c’è bambino che non tema l’essere lasciato solo dai genitori, a partire dal momento in cui si percepisce come soggetto distinto dalla mamma, quando cioè emerge dalla simbiosi materna che lo caratterizza per i primi mesi di vita. Gli “abbandoni” nella vita di un bambino si reiterano: l’inserimento all’Asilo Nido, la babysitter, la Scuola dell’Infanzia, ecc…. Tanti piccoli traumi per il piccolo cucciolo dell’uomo che deve imparare a cavarsela senza i genitori, o meglio, introiettando i genitori dentro di sé e percependone l’amore e la presenza anche quando non sono fisicamente presenti: sono momenti cruciali verso la conquista di una prima emancipazione, un’autonomia verso la quale il bambino è ambivalente, perché da un lato vorrebbe partire alla scoperta del mondo, mentre dall’altro vorrebbe rimanere aggrappato alla mamma.
Una possibile interpretazione della fiaba vede questa dinamica perfettamente riflessa: Pollicino vorrebbe restare a casa, anche se molto chiaramente viene detto che i genitori non possono nutrirlo. Non hanno le risorse. Pollicino deve trovarle altrove, contando sulle sue proprie forze, trovando nuove strade; si ingegna in tutti i modi di tornare a casa e al suo ritorno i genitori lo rimandano nel bosco. Quando Pollicino ritorna a casa la gioia dei genitori è grande, ma il dato di realtà chiaro e inesorabile: non c’è cibo, non c’è nutrimento. E il papà spinge di nuovo Pollicino nel bosco, lo manda ad affrontare le sue paure e i suoi “mostri”. In quanto rappresentante delle parti più mature della psiche, questo padre sa che non è vitale per Pollicino rimanere a casa. Pollicino deve andare, deve attraversare il bosco, trovare la sua strada.
Non riuscendo più a tornare a casa, il piccolo eroe decide di farsi ospitare da un’altra casa. Molto più ricca, l’orco in effetti è pieno di tesori. Allettante allora rimanere al calduccio del suo letto, con la pancia piena dopo la nutriente cena della moglie. Ma attenzione! Non si tratta che di un tranello. Se si cerca una compensazione altrove della apparente mancanza di nutrimento genitoriale si corrono dei rischi. Nella fiaba originale di Perrault, è detto chiaramente: “l’Orco era un marito eccellente, con tutto che mangiasse i bimbi”. Insomma, un uomo eccezionale da un punto di vista economico, peccato per quel dettaglio…
Per superare l’ansia di separazione ci può essere la tentazione di unirsi a chi in apparenza è provvido, ma in realtà questo è un rischio: l’Orco non vuole davvero bene ai piccoli, li nutre solo per poi mangiarseli. La fiaba mette dunque in guardia anche da questa strada: non si può rimanere “a casa a dormire” e anche “trovarsi un’altra casa sostitutiva” può essere rischioso. Occorre superare le paure con le proprie forze, con l’ingegno e l’astuzia, affrontando le tenebre e il bosco. È lì che Pollicino è costretto a tornare, di notte, in fuga dall’Orco, è nel bosco, in una grotta, che nasconde i fratelli. Nella zona più scura e più paurosa disarma l’Orco, lo rende inoffensivo.
Accetta dunque il proprio destino, affronta l’Orco, gli ruba gli stivali e a questo punto diventa ricco. La ricchezza di Pollicino è simbolo della nuova consapevolezza raggiunta, il tesoro dell’Orco è il nutrimento della psiche. Proprio ora, e solo ora, Pollicino può tornare a casa, dopo un’avventura che lo ha emancipato, reso libero, separato dai genitori, non più fuso con loro ma pronto a reincontrarli da un piano diverso e più maturo, più ricco appunto.
La fiaba insegna ai bambini che possono farcela, che possono superare la paura di essere abbandonati, che contando sulle proprie forze e sull’amore interiorizzato dei genitori (non più dunque sulla loro presenza fisica come in una fase più arcaica), possono uscirne arricchiti. Inutile mentire: la strada da percorrere è faticosa, irta di pericoli, truculenta, spaventosa. C’è da incontrare l’Orco, il fantasma delle paure più arcaiche, quelle di essere divorati, c’è da batterlo, e non è un’impresa semplice. Però, se ce l’ha fatta Pollicino…
Tutto il racconto si svolge poi intorno al tema “mangiare o essere mangiato”: Pollicino rinuncia a mangiare il suo pane per farne delle briciole che vengono poi mangiate dagli uccellini, quando i bambini sono nel bosco hanno paura perché sentono avvicinarsi i lupi affamati, la moglie dell’orco ristora i bimbi con un abbondante pasto, l’orco che vorrebbe mangiarsi i fratellini. Questo può essere interpretato come un insegnamento per i bambini che li porti a superare la fase orale: Pollicino rinuncia a mangiare ed impara ad usare la propria intelligenza, mentre gli sciocchi (i fratellini, l’orco e le sue figlie) mangiano e dormono (o muoiono).
Quindi, alla resa dei conti, perché Pollicino piace così tanto alla psicologa? Senza scomodare la mitologia che pure è affascinante (come non mettere a confronto le briciole di pane di Pollicino come il filo di Arianna!), la numerologia (il numero 7 che ritorna più e più volte!) ed altre interpretazioni più “selvagge”, in questa fiaba si vuole “semplicemente” sottolineare come non sempre la possanza fisica sia la sola strada. Come in tante storie, antiche e moderne, pure nella più terribile delle situazioni ( ed essere abbandonati dai propri genitori per venir mangiati da un Orco sembra abbastanza infelice!) si ha la possibilità di tirar fuori delle qualità, risorse, competenze capaci di riscattare la situazione, se non a favore, per lo meno in maniera tale che non ci faccia troppo male.
La fiaba mi piace perché Pollicino è un “grande” piccolo eroe! Perché in ogni situazione, in ogni storia di vita, c’è un “orco”, un potenziale “eroe” e “un’arma segreta dotata di poteri magici” (basta saperla trovare!) in grado di combattere tutti gli orchi, metaforici o reali.. e quest’arma magica è unica, personale, si deve adattare perfettamente al singolo, come lo stivale delle 7 leghe che si adatta al piede di chi lo indossa.
Il mio lavoro consiste essenzialmente nell’aiutare le persone ad avere una vita più soddisfacente, a comunicare meglio con le persone, a vivere una vita piena e serena in armonia con la propria storia e se stessi., ma non esistono soluzioni predefinite, ricette preconfezionate. La parte più difficile ma stimolante è proprio quella di trovare lo stivale adatto ad ogni persona (vedi al proposito la voce Consulenza). Lavoro con le coppie di genitori, le famiglie o i singoli individui affinché trovino gli strumenti a loro più idonei e sufficienti per riuscire ad affrontare anche da soli le difficoltà che di volta in volta si ripresenteranno nella vita.
La vita delle persone è un racconto, è un cammino, e l’obiettivo è proprio cercare di far conoscere tutte le risorse per proseguire più sereni e sicuri utilizzando tutte le possibilità offerte dalla psicologia, che non sono affatto limitate alla Terapia e alla patologia (anche se ne rappresentano buona parte). Questo è il pensiero, l’intento con il quale è nato questo Blog: raccontare storie, eventi, personaggi, libri, idee che possono sembrare piccole cose, ma nascondono una grande forza.
Fonte ispirazione per l’interpretazione della fiaba: <a href=”http://psicologia.tesionline.it/psicologia/article.jsp?id=23989″>tesionline</a>