Qualsiasi cosa noi osserviamo è sottoposta a mutazioni che si ripetono con processi ciclici. Il giorno e la notte, le stagioni, le maree e tutte le altre manifestazioni non sono che degli esempi di questi ritmi e della loro successione.
Anche molte funzioni del nostro cervello sono regolate da un orologio che si trova nel nostro cervello e dovremmo esserne ben consapevoli per aumentare il nostro stato di benessere, prevenire malattie e disturbi ed aumentare le potenzialità di auto-guarigione del nostro corpo. Discipline anche molto distanti tra loro stanno portando avanti studi analoghi per aiutarci a vivere più in sintonia con il ritmo naturale dell’uomo: l’ayurveda, le neuroscienze, la biopsicologia, ecc.
Se viaggiamo in aereo ci spostiamo rapidamente da un luogo all’altro e, in alcuni casi, da un fuso orario all’altro: avviene così che, partendo da Roma a mezzogiorno arriviamo a New York nelle prime ore del pomeriggio mentre il nostro «orologio interno» ci dice che, per noi, è già l’ora di cena. Insomma, nell’era dei jet assistiamo in crescente misura ai conflitti tra l’ora segnata dal nostro cervello, o se volete dai nostri ritmi biologici, e l’ora segnata dagli orologi che rispecchiano l’ora solare. Il fenomeno del jet-leg rappresenta uno dei segni più evidenti dell’esistenza dei cosiddetti orologi biologici, nuclei nervosi situati nel nostro cervello che fanno sì che molte funzioni del nostro organismo abbiano una periodicità e si sincronizzino con la rotazione della Terra sul suo asse, cioè con l’alternarsi del giorno e della notte.
I ritmi giornalieri, in cui si alternano riposo e attività, sonno e veglia, sono manifesti nella maggior parte degli organismi animali. Nell’ambiente naturale l’alternarsi del giorno e della notte, della luce e del buio, rappresenta il principale fattore di sincronizzazione, cioè l’informazione che adegua le attività fisiologiche degli animali, uomo incluso, alla giornata solare.
Purtroppo noi umani non siamo così accorti e furbi da comportarci come gli altri animali: non ci pensiamo neppure ad andare a letto al calar del sole e ad alzarci al levar del sole quando canta il gallo! Questa nostra inadempienza non è tuttavia irrilevante ai fini della nostra salute psico-fisica.
Facciamo un banale esempio: quante volte, al suono dell sveglia, vi siete trovati più stanchi di quando siete andati a dormire?? Come mai succede questo?
Il corpo si è evoluto per svegliarsi con la luce ed invece noi chiudiamo ermeticamente tapparelle o persiane, persino le tende, per isolarci il più possibile dal mondo esterno, e utilizziamo sveglie dal suono fastidioso, stridulo e spesso “da infarto”. Il risveglio brusco è di solito accompagnato da una scarica di adrenalina che è pericolosa per il cuore, ed in generale causa nervosismo, poi il cervello si accorge che non c’è nessun pericolo e spesso si predispone per riaddormentarsi. È qui che ci riaddormentiamo e perdiamo l’autobus!
Potete fare un banale esperimento per testare i benefici della sveglia con la luce naturale adottando il metodo più naturale di tutti: dormire con le tapparelle alzate. All’alba la stanza si riempirà di luce e voi vi sveglierete naturalmente con maggior vigore… e spirito conciliante!
D’inverno, quando il sole sorge tardi, e il freddo ci impone di isolare la casa il più possibile, la tecnologia è venuta in nostro aiuto ed ha creato una sveglia “intelligente” luminosa, che simula l’alba, aumentando d’intensità gradualmente, dolcemente, nell’arco di mezz’ora, proprio come avviene in natura.
La lampada/sveglia in questione si chiama Philips Wake-Up Light ed utilizza, oltre alla luce, la riproduzione di suoni naturali (la mia, ad esempio, riproduce il cinguettio degli uccellini): se la luce non dovesse bastare, questa è l’assicurazione per non perdere l’autobus! Anche i suoni naturali funzionano meglio della sveglia metallica perché garantiscono un risveglio più graduale, non la brusca interruzione della fase REM con tanto di iniezione di adrenalina in corpo.
Non amo sponsorizzare la tecnologia, ma in qualche raro caso serve! Non sono nemmeno originale perché la teoria che la luce del sole possa curare, che abbia un’energia benefica, l’ha proposta, tra gli altri, David Servan Schreiber in un bellissimo capitolo di “Guarire” del quale vi ho già parlato in un precedente post. La simulazione dell’alba si è rivelata d’aiuto per trattare i sintomi da ibernazione associati alla depressione stagionale ed è in fase di studio anche per altri disturbi (per stabilizzare il ciclo mestruale, calmare gli eccessi di alimentazione di cui alcune persone sono vittime, ecc.)
Oltre al sonno e alla veglia vi sono altri parametri del nostro organismo che si comportano in modo ritmico toccando dei massimi o dei minimi nel corso delle 24 ore: hanno un andamento ritmico sia la nostra temperatura corporea (più elevata nelle ore diurne che in quelle notturne) che la secrezione di ormoni da parte delle ghiandole surrenali che è più elevata di giorno, quando maggiori sono le necessità di reazione del nostro organismo nei confronti di numerosi agenti stressanti. Persino le cellule dei tessuti del nostro corpo, quelle della nostra pelle o del sangue, si moltiplicano in modo ritmico: i processi di divisione cellulare sono infatti più elevati nel corso della notte che non nelle ore diurne. Gli atleti sanno bene che le loro prestazioni sono più elevate in alcune ore della giornata, quando il loro organismo si trova in una fase di tono ottimale e le prestazioni del loro sistema nervoso, i tempi di reazione, i riflessi, la resistenza alla fatica, sono al massimo. E sono ritmiche le fluttuazioni del nostro umore: le ore del tramonto sono quelle in cui i depressi avvertono maggiormente il loro disagio.
Persino i sogni hanno un ritmo peculiare, del tutto indipendente da quello del sonno. Si sogna abitualmente soprattutto nella seconda parte della notte, alcune ore prima dell’ora abituale del risveglio. Se passate una notte in bianco, tra le 5 e le 6 del mattino, la “pressione dei sogni” si farà sentire: il vostro cervello tenderà a disconnettersi e i pensieri diventeranno disorganizzati e fugaci, i muscoli si rilasseranno improvvisamente e la vostra testa cadrà da sola in avanti. Per chi decide di affrontare un lungo viaggio in auto e di spingersi al limite guidando la notte, questo è il periodo più pericoloso al volante. Non si tratta solo di fatica nel senso di “mancanza di sonno”: è il vostro cervello che cerca di sognare malgrado voi!!
Numerose funzioni del nostro organismo hanno quindi un ritmo giornaliero: hanno cioè un periodo di 24 ore che si sovrappone a quello di quel perfetto pendolo solare che oscilla da un’alba all’altra. Tuttavia il nostro corpo, anche in assenza del sincronizzatore solare, possiede dei ritmi interni, autonomi, regolati da un orologio interno. Si tratta di ritmi che hanno una periodicità prossima alle 24 ore e che vengono pertanto definiti col termine di “circadiani” (dal latino circa diem): è stato accertato per esempio che uno speleologo o chi vive in un sommergibile, trascorrendo mesi e mesi senza mai conoscere l’ora solare, manifesta dei ritmi circadiani che si adeguano, in media, a una «giornata» ideale di circa 26 ore, più lunga rispetto a quella solare.
Esistono studi che correlano il buon funzionamento del nostro orologio biologico e l’invecchiamento (approfondimenti qui) e uno stuolo di pubblicazioni sulla relazione tra “cattivo riposo” (inteso in senso lato, ossia dormire poco o dormire malamente) e l’insorgenza di patologie anche gravi (approfondimenti qui). In più, viviamo in una società sveglia 24 ore su 24, sette giorni alla settimana, in cui abbiamo colonizzato la notte per lavorare, vivere, studiare e chi è costretto a lavorare per turni, nel tempo si “desincronizza” e sviluppa parecchi disturbi (approfondimenti qui)
Non dobbiamo tuttavia pensare che gli uomini siano degli automi, regolati da un orologio che è uguale per tutti e che segna il tempo simultaneamente in tutti gli individui: nella specie umana esistono profonde differenze di temperamento che, in molti casi, dipendono anche da differenze di tipo fisiologico. Così, anche per quanto riguarda i ritmi circadiani, vi sono delle differenze che fanno sì che alcune persone siano di “tipo mattutino”, le cosiddette “allodole”, pronte ad entrare in azione appena sveglie e ben disposte al sonno con le prime ore notturne, e altre di “tipo serale”, i “gufi”, lenti a entrare in carburazione al mattino ma propensi a «tirare tardi», a fare le ore piccole. Queste differenze individuali dipendono, in gran parte, da differenze a livello del cosiddetto sistema nervoso autonomo: una sezione del nostro sistema nervoso che è costituito da due branche, il simpatico e il parasimpatico. Negli individui di tipo mattutino prevale il sistema simpatico, in quelli di tipo serale il parasimpatico: nei primi, i «simpaticotonici», la pressione arteriosa è più elevata nelle ore diurne, i riflessi più pronti al mattino, la temperatura corporea tocca i valori massimi intorno a mezzogiorno; nei «parasimpaticotonici», le persone che «tirano tardi», la pressione arteriosa tocca i suoi valori più elevati nelle ore del pomeriggio, i riflessi sono più pronti nelle ore pomeridiane, la temperatura corporea tocca i valori massimi intorno alle due di pomeriggio, quasi due ore dopo il «picco» evidente nei mattutini.
Insomma, siamo differenti gli uni dagli altri, se pur ha un senso ricordarlo.
Fonte principale info: www.leduecitta.it (Alberto Oliverio, è neurobiologo, insegna psicobiologia all’Università “La Sapienza” di Roma. È autore di 400 pubblicazioni e diversi libri) – D.S.Schreiber, “Guarire”, ed. Sperling & Kupfer 2003