L’Albero Custode e il Seme della Speranza

Jodorowsky fa spesso terminare i suoi “psico-rituali”, i suoi atti panici, con un’azione simbolica di senso positivo, come potrebbe essere portare un vasetto di miele ad un nostro parente dopo aver avuto con lui una discussione chiarificatrice su temi duri e dolorosi. Credo fermamente nel potere degli atti concreti che, come nella Messa, possano veicolare messaggi più profondi al nostro inconscio.. se la sfumatura di queste azioni è positiva è ancora meglio. E’ un po’ come terminare una litigata con l’offerta di un cioccolatino al nostro interlocutore.

E’ da un po’ che non parliamo di rituali e quindi ve ne propongo uno adatto non alla gestione delle relazioni ma proprio al vostro benessere, molto semplice – senza pretese scientifiche ma decisamente simbolico (e quindi potente!) – e che prevede che voi piantate un seme. Facile, no?

Non ha importanza il tipo di seme scelto (può essere, ad esempio, il semino di una mela o di una zucca), né dove lo pianterete, perché il suo unico scopo sarà quello di fungere da simbolo per qualcosa a cui si vuole “dar vita” nella propria esistenza.

Ognuno, quindi, deve associare al proprio seme un progetto personale, un impegno, una promessa… che, da questo momento in poi, si impegnerà a rispettare quotidianamente. 

Esempi:

– Da oggi mi impegno a migliorare il mio rapporto con…
– Da oggi decido di assumermi la piena responsabilità di…
– Da oggi non permetterò più alla mia paura del… di decidere al mio posto

I buoni propositi espressi a parole sono utili al nostro cervello, danno voce ad un pensiero, diventano ancora più potenti se scritti su un pezzo di carta, dando un aspetto visibile allo stesso pensiero, ma emanano tutta la loro energia quando sono legati ad un qualcosa di tangibile. Come il fazzoletto legato al dito che, in teoria, dovrebbe ricordarci qualcosa da fare. In questo caso sarà il nostro Seme della Speranza.

seme

Ogni seme dovrà essere piantato vicino ad un albero verso cui ci si sente attratti. In silenzio, ognuno rifletterà – e quindi, in qualche modo, spiegherà – all’albero cosa rappresenta il proprio seme e gli chiederà di diventare il suo Albero Custode. Sarà come affidare qualcosa a cui si tiene moltissimo a qualcuno per cui si prova rispetto e immensa fiducia. 

Volendo, per creare un legame più “amichevole” con l’albero, potreste dargli un nome (può benissimo essere un nome di fantasia). Prima di congedarsi, al termine del rituale, è bene ringraziare l’amico albero per l’aiuto che ci sta donando.

Una volta a casa, nello scorrere dei giorni, ci si potrà collegare mentalmente alla forza e alla solidità del proprio Albero Custode e, anche se si dovesse ricadere nella “trappola” che ci si era impegnati a superare, ci si potrà affidare alla consapevolezza che il nostro seme è lì ed è ben protetto e che, il nostro momentaneo inciampare, non ce lo ha fatto perdere… ma verrà amorevolmente custodito dall’Albero Custode finché non gli avremo fatto mettere radici profonde nella nostra vita.

Quando ciò che è stato associato al seme “sboccerà”, sarebbe bello (ammesso che sia possibile) poter tornare dal proprio albero per ringraziarlo di persona e raccontargli, come si fa con un amico, il cambiamento avvenuto nella propria vita. 

Se avete timore di sembrare matti a parlare con gli alberi state tranquilli, siete in buona compagnia, perché la maggioranza delle persone parla alle proprie piante ornamentali, come farebbe come un animale domestico… a volte io parlo anche con il computer, quindi non createvi imbarazzi inutili. Piuttosto, come peraltro è consigliabile, fate questo rito da soli, senza necessariamente comunicarlo al mondo intero! Se invece voleste condividere le vostre emozioni.. io sono qui!

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